torna all'articolo                                 

Storia del cacciatorpediniere Ostro ( nome di vento da Sud )

Nel 1929 svolse una crociera in acque spagnole e nel 1930 una seconda nel Dodecaneso Prese parte alla guerra di Spagna, al comando del capitano di corvetta F. G. Cerasuoli, a contrasto del contrabbando di rifornimenti destinati alle truppe spagnole repubblicane: il 13 agosto 1937, nell’ambito di tali operazioni, silurò ed affondò (in posizione 36°06’ N e 12°52’ E, al largo di Pantelleria) il piroscafo spagnolo repubblicano Conde de Abrasolo. Nell’estate 1939 prese parte alle operazioni per l’occupazione dell’Albania-

All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale aveva base a Taranto ed apparteneva alla II Squadriglia Cacciatorpediniere, di cui facevano parte i gemelli Espero, Borea, e Zeffiro. Il 27 giugno 1940, di sera, l’Ostro lasciò Taranto per la sua prima missione di guerra, che consisteva nel trasporto a Tobruk, unitamente all’Espero ed allo Zeffiro, di due batterie contraeree (od anticarro) della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale per un totale di 10 bocche da fuoco, 120 tonnellate di munizioni ed i relativi serventi, 162 camicie nere. Nel pomeriggio del 28 giugno le tre unità della II Squadriglia furono avvistate ed attaccate, un centinaio di miglia a nord di Tobruk, dal 7° Cruiser Squadron della Royal Navy (incrociatori leggeri Sydney – australiano –, Orion, Liverpool, Neptune e Gloucester, britannici), che aprirono il fuoco alle ore 18, da una distanza compresa tra i 16.000 ed i 18.000 metri. La velocità superiore che in teoria i tre cacciatorpediniere italiani avrebbero dovuto avere era annullata dall’appesantimento rappresentato dal carico imbarcato. Il capitano di vascello Baroni, caposquadriglia prese dunque la decisione di sacrificare la propria nave, l’Espero, nel tentativo di trattenere gli incrociatori inglesi, ordinando al contempo ad Ostro e Zeffiro di dirigere per Bengasi alla massima velocità: entrambi i cacciatorpediniere scamparono così alla distruzione e giunsero in porto indenni, mentre l’Espero fu affondato dopo un impari combattimento.

Il 19 luglio1940 il R.C.T. Ostro si trovava a Tobruk (comandante del cacciatorpediniere era il capitano di fregata Giuseppe Zarpellon), ormeggiato alla boa C4, sul lato meridionale della baia, a proravia del gemello Aquilone ed a poppavia del gemello Nembo. Alle 21.54 la base libica fu messa in allarme ed all'1.30 venne attaccata da sei aerosiluranti Fairey Swordfish dell'824° Squadron. L'Ostro aprì il fuoco con 2 mitragliere da 40 mm ed una da 13,2 mm (che sparò una cinquantina di colpi), ma all’1.34 uno degli Swordfish mise a segno il suo siluro: l'arma esplose all'altezza del deposito munizioni poppiero, che deflagrò in maniera devastante e provocò l'affondamento dell’Ostro in dieci minuti. Schegge della deflagrazione furono lanciate anche sul Nembo (che venne poco dopo a sua volta aerosilurato ed affondato) e il furioso incendio svluppatosi a poppa dell'Ostro proseguì a lungo, illuminando il porto. Tra l'equipaggio dell'Ostro si registrarono 42 vittime (due morti accertati e 40 dispersi tra cui due ufficiali) e 20 feriti (tra i quali il comandante Zarpellon).

L’Ostro aveva svolto in tutto 8 missioni di guerra (3 di caccia antisommergibile, 3 di scorta e 2 di trasferimento), percorrendo complessivamente 2723 miglia.