I FIGLI DI MADAME REVERIE" (1998)
Prefazione al libro di Francesco Gallea
'Completando l'affresco spotornese, costruito con i primi due volumi di narrativa, Bruno Marengo recupera, in questo terzo libro, l'atmosfera di una provincia viva, in cui passioni e delusioni, progetti politici e utopie, vicende personali e impegni sociali si intrecciano in un impasto di memoria e di attualità.
E' un libro ben costruito, con personaggi definiti psicologicamente e con una ricostruzione ambientale assai e capace. Il romanzo, policentrico, espone le esperienze e le avventure di giovani, come Gin e Archimede, in un centro della provincia ligure, che vive le premesse di un miracolo di sviluppo turistico pur conservando le linee di rapporti solidali vivi. Marengo, nel narrare le sue storie, non si abbandona mai a ritratti e descrizioni di maniera: indaga nelle anime dei suoi personaggi, attraverso gli occhi smagati del protagonista e scopre nelle diverse esperienze quel fondo positivo che esiste in ciascun uomo. Leggendo le pagine di questo libro si rimane affascinati e si vede come riescano a coagularsi gli elementi di una storia ricca di verità 1 personaggi sono tratti dalla realtà (alcuni non hanno neppure il nome cambiato, come accade per i poeti Firpo e Sbarbaro); anche in quelle figure, travestite dalla creatività dell'autore, c'è un chiaro contenuto di verità.
Le passioni e le illusioni della politica, le incredibili esperienze segrete della vita di paese, l'aspirazione di un personaggio a scrivere una "storia orale" per poter raccogliere le voci quotidiane degli umili e degli emarginati della storia, aprono spiragli su una generazione che, cresciuta nel dopoguerra, ha concepito il sogno di rinnovare il mondo e ha tentato di realizzare il progetto di una rivoluzione culturale pagando lo scotto dell'impegno profuso con la delusione di trovarsi in una realtà diversa dall'utopia sognata.
E' il ritratto di una generazione irripetibile, e il mondo di una gioventù capace di vivere intensamente il presente ma anche di voler unire i sentimenti personali, il senso del privato, ad un'essenziale coscienza di solidarietà sociale. In questo libro, che apre a ogni capitolo orizzonti nuovi, due sentimenti sembrano dominare: la malinconia e l'ironia.
La malinconia si può cogliere nella ricostruzione di un passato che suggeriva valori diversi da quelli odierni nella volontà di assorbire criticamente lo sviluppo della storia, sottolineando errori e preconcetti. L'ironia di quella firma espressiva di chi guarda il presente con un senso di distacco e ricostruisce quelle illusioni e fantasticherie giovanili che si incarnano in molti personaggi come Archimede e il ragioniere Telemetro.
Nel romanzo c'è qualcosa che fa venire in mente Calvino e anche qualcosa che ci riporta a un Fellini prima maniera. La vecchia proprietaria di una trattoria di paese, la Sunta, è un po' la madre di tutti i giovani che frequentano il suo esercizio: viene chiamata Madame Reverie o Signora dei sogni: sa tutto dei sogni dei giovani protagonisti che sono stati anche sogni suoi e che sono rimasti tali.
11 libro ha un ritmo narrativo teso ed essenziale, e costruita con una ricchezza di registri stilistici è acuto nelle analisi e ci offre lo specchio di una generazione che, almeno, aveva dei sogni e credeva nei valori della cultura e dello spirito. Chi lo legge può commuoversi, riscoprendo nelle vicende narrate frammenti della propria vita; può sorridere riconoscendosi in qualche personaggio, Don Chisciotte e Sancho Panza di provincia. In questo processo d'identificazione, che rende attivo il lettore, c'è il maggior pregio di un libro che ha come vera protagonista la vita'.