“Il Bocciatore. Baea, uomo di mare e giocatore di bocce”
di Ettore Canepa
Lucio D. meglio conosciuto come Baea, fu un buon uomo, onesto e libero come nel nostro piccolo mondo di paese è quasi la totalità delle persone. Di lui ho però un ricordo che mi sollecita alla riflessione. Avevo circa quindici anni quando lo conobbi; lui il doppio della mia età. Nacque da una famiglia operaia numerosa di figli e ancora piccolo ne usci e si accodò, a seguito dell'amicizia instaurata con un loro figlio, ad un'agiata famiglia genovese.
Diventò il custode della casa di Spotorno, con mansioni di uomo di fiducia. Sotto l'aspetto esistenziale la storia di quest'uomo è già descritta, nulla vi sarebbe da aggiungere. Ma anche in questa banalissima esistenza Baea aveva molto del personaggio singolare. Da adulti, restava vivo ed incancellabile il legame adolescenziale tra Lucio e l'amico diventato uomo di mondo impegnato in attività imprenditoriali. "Lucio per cortesia fai questo", Baea rispondeva immancabilmente con un mugugno articolato ed accompagnato da imprecazioni, ma istantaneamente provvedeva a quanto richiesto. "Ma perché imprechi se ubbidisci all'istante?", gli chiesi un giorno. "Non usare la parola ubbidire, chi ubbidisce dice sì e non protesta. Nessuno al mondo può darmi ordini!", rispose.
L'amico stanco di sentirlo imprecare, si rivolse ad un armatore che lo assunse a bordo in una nave. L'abitudine al mugugno non venne meno nel nuovo lavoro, così che il comandante lo chiamò facendogli capire che nonostante la forte raccomandazione era pari agli altri e che doveva uniformarsi agli ordini. "A queste condizioni, o sbarco io o sbarca lei", disse Lucio. Il comandante sorrise e Baea ritornò, come secondo marinaio, a servizio dell'amico che nel frattempo aveva comperato una grossa barca a vela, Bimba. Così venne anche per Baea il momento di gloria.
Una mareggiata in piena estate sorprese Bimba ormeggiata e incustodita nelle acque di Spotorno. Le onde la facevano impennare quasi verticalmente, gli ormeggi erano prossimi allo strappo, l'ancoraggio non era più idoneo a contenere la furia del mare, si vedeva che la barca era in balia dei flutti. La gente si era radunata nei pressi della spiaggia e impotente assisteva al naufragio che stava per compiersi. Un tuffo e Baea era in mare nel tentativo estremo di salvare la barca, mettendo a repentaglio la propria vita. La gente sulla spiaggia impietrita e spaventata, ormai certa di dover assistere anche ad una tragedia, pregava per il lieto fine. Il nuotatore appariva e scompariva tra le onde, i più esperti davano come impossibile la risalita sulla barca.
Una pausa terribilmente lunga e ansiosa nel non vedere più l'uomo in mare, finì in un fragoroso applauso quando si vide lentamente issarsi la vela dell'albero piccolo. Nessuno sa come poté da solo portare la barca in salvo nella rada di Vado Ligure, sappiamo che vi riuscì, ma nulla più.
Lucio aveva la passione del gioco delle bocce. Ero un bravo giocatore, un bocciatore. Quando puntava lo boccia avversaria per colpirla si rivolgeva agli astanti e dichiarava: “Tiro a non darle" (cerco di non colpirla).
A me parve illogico non voler colpire lo boccia mirata dal momento che la sua boccia veniva lanciata per colpire, perciò gli dissi: “E’ la ritorsione alla mia volontà, non mi puoi capire. E quando la colpisci è perché sbagli?". "No, è perché cambio idea durante la rincorsa per la bocciatura".
Era il suo rituale portafortuna al quale credeva e non poteva rinunciare. Quell'illogica dichiarazione mi ha sempre fatto ridere, ma ha suscitato giudizi non corrispondenti alla vera natura della persona, che viceversa era un'anima candida nonostante la suapparenza presuntuosa.
Caro Baea, ti ricordiamo con tanta simpatia.
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