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presidenti improbabili tipo “Nube che Corre” capitomboli addirittura in Serie C.
            Un tifo genoano “incurabile” come racconta Piero Bertolotti, già finissima mezz’ala che
            oggi   giocherebbe   “trequartista”   quando   nel   suo   gustoso   calembour   parla   dei
            personaggi che si aggirano in un immaginario ospedale dove si soffre soltanto alla
            domenica, tutti assieme medici e pazienti.



            I periodi felici sono rari ma vissuti intensamente: prende le redini della squadra “u sciô
            Aldo”, Aldo Spinelli, imprenditore portuale che parla soltanto in dialetto: siamo negli
            anni  ’80   e per   una  buona  parte  dei   ’90  il  Genoa  di  Spinelli,  con  lo  schivo  ma
            competentissimo allenatore Osvaldo Bagnoli torna a far sognare.
            Si vince un derby (2-1) con un goal anch’esso da far passare alla storia segnato dal
            terzino brasiliano Branco dal sinistro terribile e ci si avventura in Europa: addirittura si
            vince all’Anfield Road nella tana dei “Reds” di Liverpool onusti di gloria e si cede
            soltanto in semifinale all’Ajax, sì proprio alla Ajax la squadra nella quale qualche anno
            prima Rinus Michels e Johann Cruijff avevano inventato il calcio totale,

            Insomma: annate memorabili da ricordare e raccontare.
            Succede però (Cöse da Zena) che proprio in quegli anni ruggenti, sull’altra sponda (non
            del Bisagno, ma del Polcevera è bene precisare) i cugini dalla maglia da ciclisti vincano
            addirittura lo scudetto e arrivino in finale alla Coppa dei Campioni.
            Poi arriva il presidente Preziosi, il Joker avellinese, che dopo la vicenda tortuosa di
            Genoa – Venezia con ulteriore tappa in Serie C riesce a mantenere la squadra in Serie
            A in pianta stabile, con un vorticoso giro di giocatori: ormai l’assetto del calcio è
            misurato sul mercato e su Sky e Preziosi si adatta benissimo lanciando giovani arrivati
            da luoghi improbabili, accumulando plusvalenze, facendo girare vorticosamente gli
            allenatori.
            Però il Genoa è in Serie A e con tutta l’intenzione di rimanere nella massima serie a
            lungo: un grande risultato nel calcio moderno della globalizzazione e dei miliardi.
            E’ valsa allora pena restare tenacemente attaccati alla maglia rossoblù e alla Gradinata
            Nord, respingendo tutte le sirene delle grandi squadre.

            Questo è il Genoa: la storia fatta passione.
            Debbo però ai nostri 25 lettori una confessione (forse superflua perché tutti sanno).
            Un racconto di vita vissuta:
            Ritorniamo al 9 settembre 1953, allorquando con mio padre, “Drin”, ci recammo a
            Marassi per assistere al derby.
            In realtà avevo già visto diverse partite nello stadio genovese con esordio in un altro
            derby finito 2-2.

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