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Piega di copertina
Giuliano Meirana che sfreccia su una vecchia bici tra le viuzze del
paese, sosta nella cartolibreria della Clara, e poi risale il Crovetto fino al suo
piccolo scitu dove coltiva ortaggi e ripara le maxee che ritroviamo nei suoi
versi; che dedica attenzioni ai gatti ed ai gabbiani. Ma, anche se fa tante
cose, Giuliano è prima di tutto un poeta che con i suoi versi canta la nostra
terra: "Spóturnu, avérta a l'orizunte... A maina e i sö recammi... Téra de mà,
de sù e de venti...". Un poeta che ci fa sentire i silenzi di chi non ha voce;
che ci parla di un mondo fatto di cose semplici, di umanità debole, di
animali, di natura. I suoi versi sono atti d'amore: asciutti, essenziali, persino
asprigni, come certi vini liguri.
Giuliano è pignolo nella scrittura in sputurneize: scrive, controlla gli
accenti, corregge, legge, rilegge; gira e rigira per le stanze della sua piccola
casa dove aleggiano affetti e versi ancora segreti.
Giuliano è un amico carissimo che va controcorrente di fronte
all'andazzo dei tempi. Lo fa parlando ai nostri cuori: "Quell'aja ch'a
recamma / tra u ciatezà de unde, / ch'a passa, ch'a te ciamma / e poi a se
va a scunde".
Bruno Marengo
Spotorno, 24 giugno 2012
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