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PREFAZIONE
di Miria Cerutti
Questo documento è rimasto sepolto in un cassetto per circa trent'anni, da
quando fu chiesta una copia all'Archivio di Stato di Genova, per una
pubblicazione più ampia su Spotorno.
L'argomento è quanto mai attuale e ci racconta di come nel passato si
arginavano le epidemie, la piaga del contrabbando e il pagamento delle gabelle.
Il capitano ingegnere Girolamo Gustavo, cartografo savonese, diplomato
all'Accademia di Archiettura Militare di Bassignani, ci relaziona sulla posizione
e la consistenza delle Casette di Sanità nel territorio di Spotorno.
L'ispezione del capitano Gustavo avviene prevalentemente dal mare perchè, in
quel tratto di costa, orograficamente distinto da Bergeggi e da Spotorno, non
c'era nè la ferrovia, nè la statale.
Prima di lui, un'altra relazione celebre è quella di Andrea Centurione – Capitano
delle Milizie 1588, in quel caso, le motivazioni erano la difesa militare di
Spotorno, della costa e dell'entroterra.
Nel Cinquecento, a Spotorno, i posti di guardia erano collocati nei bastioni
militari di ponente e di levante mentre, fuori dall'abitato: la Torre di Coreallo,
quella di S. Antonio e la casetta delle Molline, per la quale vi era un
avvicendamento tra gli uomini di Spotorno e quelli del Segno.
Le piccole comunità non erano particolarmente solerti in questo servizio assai
scomodo e sovente inviavano "rogazioni" alla Repubblica per avere la dispensa.
Gli ufficiali controllavano la patente di Sanità dei viaggiatori, che attestava la
loro provenienza da un luogo privo di contagio, di solito un porto del
Mediterraneo. Chi era sprovvisto della patente era messo in quarantena nei
lazzaretti, per evitare il diffondersi di epidemie.
Le casette di sanità, erano ben poca cosa da un punto di vista edile. Erano fatte
di "matteria" mattoni, avevano un tetto a spiovente e un piccolo finestrino. Lo
spazio interno era molto angusto e conteneva al massimo due guardie, che
potevano ripararsi in caso di maltempo.
La ronda si svolgeva con un pattugliamento notturno dalla spiaggia e dal mare.
Nel Settecento, venuti meno i pericoli dall'entroterra, la Repubblica Genovese
revisiona più volte le postazioni di sorveglianza. Il più completo censimento è
quello contenuto nell'Atlante di Matteo Vinzoni, al quale fa riferimento anche il
Capitano Gustavo.
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