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Dopo i fatti della prima guerra di indipendenza, Garibaldi deluso da Casa Savoia e, anche se non in completo
        accordo con le teorie di Mazzini, partecipa alla difesa della Repubblica Romana. Gli esiti sono disastrosi: la
        Repubblica cade il 2 luglio 1849, i garibaldini sono dispersi e braccati, molti arrestati e fucilati. Francesco
        Demaestri partecipa alla difesa di Roma: ne fa fede il decreto con il quale gli si riconosce la medaglia d’argento
        e il riconoscimento espressogli dallo stesso Garibaldi in una lettera autografa del 1859.
           Dopo i fatti di Roma, Demaestri torna in Liguria, a Spotorno. La sua presenza è attestata dai ricordi del
        sacrestano spotornese e da quelli dello scrittore e giornalista, nonché volontario al fianco di Garibaldi durante la
        III Guerra di Indipendenza, Anton Giulio Barrili.
           Marchesin così ricorda “giovanissimo ancora, venne a Spotorno dall’America, era già tenente....Era sempre il
        primo nelle file il nostro Franceschin, e anche quando ebbe leso il braccio destro per una ferita riportata sul
        campo, tanto che dovette essergli poi amputato... Stanco e indebolito....trovò a Savona un posto di economo-
        custode nell’Istituto degli Scolopi, ove io andai a visitarlo...”
           Per Anton Giulio Barrili, allora studente presso gli Scolopi di Savona, la conoscenza di Francesco Demaestri e i
        racconti sulle gesta di Garibaldi sono ricordi indelebili tali da riaffiorare più di trent’anni dopo quando, editorialista
        del giornale CAFFARO, il 4 giugno 1882 scrive l’articolo di fondo sulla morte di Garibaldi avvenuta due giorni
        prima a Caprera: “Ci affollavamo tutti in quella sua stanzuccia al piano terreno, prima che incominciasse la scuola.
        Ammiravamo tutti quell’avanzo di venti battaglie e il suo Generale (Garibaldi) di cui egli ci narrava commosso le
        gesta,.... Non sapeva di essere un prode, né di essere eloquente. Ma era l’uno e l’altro in singolar modo. ...dopo le
        sventure del 1849 temeva perduta ogni speranza di vicine riscosse...Noi vedevamo in lui il nostro capitano futuro,
        l’uomo che aveva conosciuto l’Eroe, che poteva condurci a lui... Come lo conosceva! Come ce lo aveva dipinto al
        vero!”.
           Francesco Demaestri non resta a lungo a Spotorno; torna in America anche se non si sa quando né per quale
        motivo. Forse già nel 1852 è in Uruguay: un documento del settembre di quell’anno riporta la volontà del
        Presidente della Repubblica Orientale uruguayna di inserire il suo nome quale “sergente primero della estinta
        Legione Italiana” all’art.1 della legge 14 giugno.... Sicuramente si trova in America nel 1859 quando, con lettera


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