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Ma col tempo e con l'aumentare dei pazienti la zia si è motorizzata, si,
          perché per raggiungere le case un po' più in periferia andava con la Vespa
          Piaggio guidata dallo zio Giacomo (Toso).
          Saliva in sella con un piccolo saltino, seduta come si deve – era una signora
          - di lato alla moto, si aggrappava allo zio e via, su è giù, col sole e con la
          pioggia, nulla la poteva fermare, i suoi pazienti avevano bisogno di Lei, più
          per la visita che per la puntura.
          Finito il giro dei pazienti a domicilio il suo lavoro continuava a casa, per le
          persone che potevano uscire, nel suo piccolo studio ricavato semplicemente
          al riparo di una tenda da sole nell'ingresso della casa di Via De Maestri.
          Era un via vai di gente a tutte le ore, Lei tranquilla, interrompeva i lavori
          domestici,   il   tempo   di   far   bollire   la   siringa   nell'acqua   e   ...”zac...”   la
          punturina   è   fatta,   ma   dietro   a   quella   tenda   si   racchiudeva   un   mondo:
          bastavano quei pochi minuti per poter raccogliere una confidenza, dare una
          ricetta, rassicurare una persona angosciata, asciugare lacrime.
          La zia Maria non aveva potuto studiare oltre la quinta elementare - a
          Spotorno non c'erano altre scuole - e per poter migliorare la sua condizione
          aveva frequentato, in gioventù, un corso da “Crocerossina” a Savona, presso
          l'ospedale San Paolo, il cui attestato le ha poi permesso di esercitare la sua
          professione, che in realtà era più una missione.
          Il corso durava tutto il giorno per cui le ragazze si portavano il pranzo al
          sacco, ma la sua famiglia non poteva fornire altro che una pagnotta di pane,
          e mentre le altre sue colleghe mangiavano con ben altra spensieratezza pane
          e cioccolato, pane e formaggio o altro, Lei, per simulare un companatico che
          non c'era metteva accuratamente il pane in una mano, e il pane nell'altra
          mano.....
          A distanza di tanti anni raccontava divertita l'allegria dei suoi vent'anni
          quando mangiava pane ...e ...pane...
          La zia Maria, nella sua semplicità era anche orgogliosa del suo ruolo, che si
          era conquistata nella Comunità di Spotorno, e con orgoglio raccontava a noi
          bambini le sue esperienze di vita in tempi difficili, che ora facciamo fatica
          ad immaginare, come quando, durante la guerra, aveva ottenuto – unica a
          Spotorno – il “lasciapassare tedesco” per uscire durante il coprifuoco, in
          modo da poter assistere le persone malate. Erano tempi bui e bisognava fare
          attenzione; ad un controllo della Ronda Tedesca senza tanti complimenti fu
          portata di peso in Commissariato: il suo tesserino era scaduto! Lei non se ne
          era accorta e in buona fede, tutta tremolante si giustificò e fu rilasciata, ma
          quanta paura!!
          Ed è con orgoglio che ricordava le personalità più in vista che aveva
          assistito, uno fra tutti il poeta Camillo Sbarbaro, che curò per tanti anni,

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