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PREFAZIONE
di Bruno Marengo
Ho accolto con piacere l’invito a scrivere la prefazione di questo importante libro,
“La Villa Berlingieri e l’Opera Pia Siccardi Berninzoni”, che avete tra le mani. Si
tratta di una puntuale ed appassionata ricerca sulla storia di una benefattrice, Maria
Siccardi, che ha lasciato alla Comunità spotornese il frutto del lavoro e dell’ingegno
della sua famiglia. Un gesto che ha consentito la realizzazione (via via raccontata nel
libro) dell’importante realtà rappresentata dall’Opera Pia Siccardi sino alla sua
trasformazione in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona; alla fusione con l’Ente
Asilo Berninzoni; alle nuove modalità di gestione; agli ampliamenti edilizi di Villa
Berlingieri; alle nuove costruzioni. Nel leggerlo, c’è la curiosità di conoscere i tanti
particolari della vicenda narrata ma c’è anche un qualcosa di commovente che suscita
il lavoro delle famiglie dei coloni, mirabilmente e poeticamente reso dalle parole di
Giovanni Boine all’inizio del libro. Volti, immagini, di un tempo fatto di sacrifici, di
dedizione. Un libro che viene dopo quello, altrettanto importante, scritto da Giuliano
Cerutti, “La Carità a Spotorno”. Una testimonianza storica che va dal periodo
napoleonico sino al 2005, anno di pubblicazione. Un libro, anch’esso incentrato sulla
figura di Maria Siccardi, cui diedi un piccolo contributo, su invito di Giuliano, con
una testimonianza in qualità di Sindaco.
Questo nuovo invito, rivoltomi dalle autrici Maria Toso e Miria Cerutti, mi ha fatto
ripercorrere, attraverso pagine molto documentate e arricchite da significative
immagini, la storia di una Spotorno in cui era ancora importante l’attività agricola; mi
ha fatto ritornare ai tempi delle vicende legate alla trasformazione di Villa Berlingieri
in Casa di riposo; all’impegno profuso dagli amministratori che si sono via via
succeduti alla guida dell’Ente nato a seguito del lascito Siccardi; all’impegno profuso
dal personale, dalle suore. Pagine di storia del nostro angolo di Liguria; pagine scritte
anche come debito di riconoscenza, di memoria, seguendo l’insegnamento di
Giuliano Cerutti, un caro cugino di cui vado fiero.
I Marchesi Serra che vendettero le loro proprietà ai Siccardi, la coltivazione
dell’ulivo, le rinomate albicocche “Sciccardin” (con la bella poesia di Rosetta
Rossello), i “piselli Baxie”, la coltivazione della vite, la festa dell’uva, le abitudini
alimentari contadine, i “pian dei gelsi”, i boschi, la pineta, le denominazioni di tanti
luoghi che suonano così care, le case coloniche, i cantieri, le fornaci, la Casa di riposo
della Serra, l’officina di Tugnin (un “fabbro artista”, un musicante, un carissimo
amico di mio padre “Giêumu”), le case popolari di Prelo (con la bella poesia di
Giuliano Meirana), il Cantinone (inventato da “Fred”), Villa Zanardi, il Ristoro di
Laura. Clelia, “Lina”, Sbarbaro ospite della Casa di riposo dell’OPS (scrisse una
testimonianza sulla vita del paese a fine ottocento che abbiamo portato, nel 2019, in
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