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Il ragazzo, intimorito dalla stazza di Bicicletta, preferiva starsene
tra i rami del pino. Valdina, per farlo scendere, cominciò a
raccontargli della sua vita, del padre Vitamina, delle ruote e dei
“senza-ruote”, del fido Bicicletta e dei deserti di sabbia di là dal
mare, che avrebbe voluto vedere. Gli raccontò anche che lei e
suo padre curavano tutti i malati che si presentavano alla villa e
che questo dava un significato alla sua vita. Scese la notte e poi
giunse l’alba. Il ragazzo, conquistato dal sorriso e dagli occhi di
Valdina, stava a sentire restando in silenzio. Poi, visto che
Bicicletta si era appisolato, scese dal pino e si presentò come un
“senza-ruote volante”, cittadino di Miciomar. Lei, per questo, lo
chiamò Miciomarino. Quando il dottor Vitamina li vide insieme
capì, da come si guardavano, che la loro vita non sarebbe stata
più la stessa. Valdina gli disse subito che avrebbe aiutato quel
povero ragazzo senza-ruote e che non lo avrebbe lasciato solo.
Miciomarino ci mise alcuni giorni per riparare il deltaplano. Poi, vi
agganciò la carrozzella di Valdina e una cesta per Bicicletta.
Un mattino, decollarono dal viale del parco. Il dottor Vitamina
dapprima cercò di trattenerli, poi li salutò a lungo agitando le
braccia.
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