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biamo difendere un’idea antagonista della poesia
contro le barbarie del tempo presente!».
«Poeti? E dove sono? Io non li vedo…», il
compare ora sfotteva.
«Certo che non li vedi perché hai gli occhi
foderati di prosciutto! Siete ciechi e presuntuosi e
non sopportate chi vede le cose con occhio
diverso! Meglio essere quattro gatti che essere
integrati nel vostro mediocre pattume! Siamo
quattro gatti e vogliamo essere uomini!», il pro-
fessore era scatenato.
«Lei è fermo al medioevo! Sa difendere solo
quattro sassi perché sono antichi! E il progresso
dove lo mettiamo?», il Trombetta urlava.
«Il vostro progresso ve lo potete mettere… mi
fermo qui perché ci sono delle signore. Io amo
quei quattro sassi ma sono un cittadino del mondo
mentre voi, con il vostro progresso, siete dei pro-
vinciali! E lei, mio caro Trombetta è il trombet-
tiere dei provinciali. Perepepeee, perepepeee…»,
il professore imitava il suono della tromba.
I giornalisti prendevano appunti, qualcuno di
loro applaudiva. Gli operatori riprendevano tutto.
Continuava la saga di quello strano paese.
Don Lupo evitò accuratamente di parlare con i
giornalisti, non voleva innescare ulteriori pole-
miche. Lo aveva promesso al vescovo.
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