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          Pasqua, dunque non può aver parlato male del
          Vaticano!». Il Trombetta l’aveva abbracciata
          annuendo con la testa.

             Nessuno aveva colto l’eccezionalità di quelle
          grida e di quell’abbraccio e nessuno, di conse-
          guenza, aveva pensato di porre una lapide a
          ricordo del miracolo della beghina e del penti-
          mento del Trombetta.

             Don Lupo, la sera, andava sempre a passeggiare
          a piedi nudi sulla battigia.

             L'odore del mare e delle alghe si era fatto più
          dolce, più familiare. Era quasi un profumo di
          ritrovata normalità, ma a don Lupo quella nor-
          malità non piaceva.

             A volte, controllava l’asta di misurazione del
          livello del mare, posta alla base del primo molo.
          Forse sperava, nel suo intimo, che il mare ritor-
          nasse a salire e a riprodurre i suoi incantesimi.

             Quando, al ritorno, passava davanti al dehors
          del pianobar, dove aveva cantato e suonato quella
          ragazza che non riusciva a dimenticare, cantic-
          chiava sempre: «I’m in the mood for love…
          quando ti stringi a me…».

             Gli sembrava di vederla spuntare dalla siepe di
          pitosforo e si sentiva meno solo. Quando i dubbi
          lo assalivano e tutto gli sembrava al crepuscolo
          pensava a lei, che lo stava aspettando in qualche

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