Page 4 - pigmenti n. 8.2017
P. 4

e colline e le valli del Piemon-                                                                                                    Costigliole Saluzzo, Borgo Antico
                     te,  ben  conosciute  per  le  loro
                 Lbellezze naturali, sono famose
                 anche per la presenza di centri abi-  Castello Rosso,
                 tati dalla storia secolare. Tra questi,
                 uno dei più noti è l’affascinante bor-
                 go medievale di Costigliole Saluzzo,
                 sviluppatosi sulle colline che domi-
                 nano la val Varaita, e caratterizzato   la gemma di
                 dalla presenza di tre castelli edifica-
                 ti  in  epoche  diverse,  tra  la  fine  del
                 Castello  Reynaudi.  I  primi  due  fu- Costigliole Saluzzo
                 Quattrocento e gli inizi del Seicento:
                 il  Castello  Rosso,  il  Castelletto  e  il
                 rono costruiti a partire dal 1487 sulle
                 rovine di altri edifici preesistenti e a                                                                                                la  parete  di  fondo  è  raffigurata  la
                 seguito  del  definitivo  abbattimento                                                                                                  Madonna  col  Bambino,  tra  San  Ge-
                 delle mura del borgo, mentre il terzo                                                                                                   rolamo e San Giovanni Battista, che
                 fu realizzato soltanto fra il 1617 ed il                                                                                                reca nella mano sinistra un oggetto
                 1625.                                                                                                                                   ovale  giallo,  mentre  nell’intradosso
                 Dei tre palazzi il più antico sembra                                                                                                    dell’arco  è  affrescato,  tra  girali  ve-
                 essere  il  Castello  Rosso.  La  sua  co-                                                                                              getali, il monogramma “IHS”; sugli
                 struzione  ebbe  inizio  negli  ultimi                                                                                                  sguinci  destro  e  sinistro  si  notano
                 due decenni del Quattrocento, sulle                                                                                                     Maria  Maddalena  e  Santa  Caterina,
                 rovine  di  un  precedente  maniero,                                                                                                    con il nome scritto in basso, incorni-
                 dalle dimensioni imponenti, che do-                                                                                                     ciate da puntini verdi su fondo nero,
                 veva  insistere  su  buona  parte  dello                                                                                                un motivo, simulante il marmo, che
                 spazio  complessivo  oggi  occupato                                                                                                     si ritrova negli affreschi realizzati da
                 dai tre castelli. Come si può dedur-                                                                                                    Hans Clemer ad Elva e nel polittico
                 re dall’esame del cosiddetto “Recinto                                                                                                   di Revello.
                 del luogo” contenuto nel “Regesto delle                                                                                                 Questi affreschi, che sono stati attri-
                 Valbe” (1761), l’edificio venne adibito                                                                                                 buiti  nel  1969  al  Maestro  d’Elva  da
                 a residenza dei signori di Costiglio-                                                                                                   Perotti,  mostrano  per  la  Griseri  un
                 le, a differenza degli altri due castelli                                                                                               piglio “degno di Macrino d’Alba”; in
                 che avevano invece la funzione di co-                                                                                                   anni recenti, giustamente, Lea Anto-
                 stituire un vero e proprio complesso                                                                                                    nioletti e la Gozzano hanno indicato
                 di  difesa  all’abitato,  proteggendolo                                                                                                 quale  autore  della  Madonna  il  solo
                 da eventuali attacchi  nemici.                                                                                                          Clemer e il resto come opera di col-
                 Alla fine del XV secolo il paese era                                                                                                    laboratori. Tutti i volti dei personag-
                 retto  da  sette  famiglie,  i  “domini  de                                                                                             gi, purtroppo, in epoca passata sono
                 Costigliolis”. Ognuna di queste fami-                                                                                                   stati sfigurati a seguito di atti vanda-
                 glie – che era divisa in rami distinti   ai De Costigliolis una connotazione                                           Antica stampa    lici; è così più difficile riconoscere il
                 e operava anche al di fuori del luo-  di  nobilissima  origine  puntando  su                                             raffigurante   modello della Madonna col Bambino
                 go sul quale poteva esercitare la sua   un  cognome  –  Costanzia  –  che  ben                                           Costigliole    che parrebbe vagamente defendente-
                 signoria – riconosceva come proprio   si addiceva allo stemma dei signori                                                  Saluzzo      sco, tra Sebastiano Fuseri e i Perosino,
                 signore  il  Marchese  di  Saluzzo,  nei   di Costigliole (con dieci costole a sim-                                                     orientando verso una datazione tra il
                 cui confronti era tenuta al giuramen-  boleggiare  la  località  stessa)  e  che,                                                       primo e il secondo decennio del Cin-
                 to di fedeltà. Indubbiamente i diritti   al tempo stesso, era collegabile a un                                                          quecento. Se le mani dei personaggi
                 vantati  su  Costigliole  da  queste  fa-  personaggio le cui fortune erano sta-                                                        sembrano ispirarsi a Clemer, spie di
                 miglie  dovevano  essere  molto  va-  te create dagli stessi Marchesi e che                                                             una  personalità  diversa  e  segni  di
                 sti e radicati, se i Marchesi qui non   quindi  poteva  rivelarsi  particolar-                                                          una qualità inferiore sono la piattez-
                 ebbero mai loro castellani. La prima   mente adatto a contrastare ogni dub-                                         Affresco della      za del Battista e i contorni semplifi-
                 “Carta delle Libertà” dei costigliolesi   bio sulle origini patrizie dei signori                                    Madonna             cati; disinvolto è il paesaggio dietro
                 fu inoltre concessa non dal Marche-  di Costigliole.                                                                col Bambino         la cortina centrale, dipinto con ocra
                 se,  ma  direttamente  dai  signori  del   Le  vicende  dei  Costanzia  seguiro-                                                        gialla  e  verdeazzurro  insolitamente
                 luogo nel 1341. A partire dal Cinque-  no quindi le sorti del marchesato di                                                             vividi. Il noto critico enogastronomi-
      4          cento  i  membri  della  famiglia  che   Saluzzo  finché,  nel  secolo  XVII,  col                                                      co Edoardo Raspelli ha così descrit-
                                                   passaggio ai Savoia, questi ultimi in-
                 esercitava  il  dominio  su  Costigliole
                                                                                                                                                         to  Castello  Rosso  e  il  suo  suggesti-
                 cominciarono  a    essere  indicati  con   nalzarono a nuovi signori del paese                                                          vo giardino all’inglese: «il posto è di
                 il nome di Costanzia, volendo,in tal   i Crotti, che gli stessi Savoia intitola-                                                        grande bellezza, recuperato, salvato con
                 modo, avvalorare la loro discenden-  rono a Conti di Castigliole. E furono                                                              attento lavoro, ripulito ma non stravolto.
                 za  direttamente  da  Guglielmo  Co-  proprio i Crotti a far ricostruire qua-  novo di torri, cortine e bertesche dal-  ra del primo sul fronte Sud.  Torri merlate, cupolette da avvistamen-
                 stanzia, personaggio di grande pote-  si per intero il Castello, gravemente   le forme medievaleggianti. Dal pun-  All’interno  del  Castello  Rosso,  a  ri-  to, un gruppo di case tutte dagli antichi
                 re e prestigio a cui, il 22 aprile 1215,   danneggiato dai soldati francesi nel   to  di  vista  architettonico  il  castello   vestire  una  nicchia  (probabilmente   tetti  di  coppi  protetti  da  un  tenebroso
                 il Marchese Manfredo II di Saluzzo   1691.                          si presenta oggi con un impianto ad   d’altare,  in  origine)  è  presente  un   alato grifone … accanto a voi, nelle loro
                 aveva  concesso  l’investitura  su  Co-  Nel corso dell’Ottocento, in occasio-  “U”  asimmetrica,  il  cui  corpo  mag-  prezioso ciclo di affreschi sulla Ma-  dimensioni addirittura gigantesche, pini
                 stigliole. In realtà, alla luce di studi   ne  delle  nozze  di  un  membro  della   giore, con due torri sul lato meridio-  donna e alcuni Santi attribuibile ad   sòfore, tassi spiccano tra enormi cespugli
                 recenti, questo documento di investi-  famiglia,  Michele,  con  una  nobile   nale in corrispondenza delle due sca-  Hans Clemer, il Maestro d’Elva, un   di oleandri, rododendri e azalee. Il tutto è
                 tura appare quanto meno dubbio sia   francese, l’edificio fu modificato se-  le, si sviluppa lungo l’asse longitudi-  pittore fiammingo naturalizzato fran-  tenuto nell’ordine più preciso e romanti-
                 per l’incongruità della datazione sia   condo  il  gusto  neogotico,  all’epoca   nale Est-Ovest; ad esso si àncora un   cese che fu molto attivo nella zona di   co: il tramonto, qui, è sogno».
                 per l’utilizzo strumentale che ne sa-  molto  in  voga:  fu  così  privilegiato   fabbricato minore, a “L” chiostrato a   Saluzzo tra la fine del Quattrocento   A cura dell’Ufficio Turistico
                 rebbe stato fatto: quello cioè di dare   il restauro, se non la costruzione ex   piano del parco e di parziale chiusu-  e i primi anni del Cinquecento. Sul-  del Comune di Castigliole Saluzzo


                     a  manifattura  genovese  della  carta
                     ebbe  origine  intorno  al  XV  secolo
                 Lnella  Val  Leira,  favorita  dalla  pre-
                 senza di torrenti ricchi d’acque dal flusso    La manifattura
                 costante, condizione necessaria a produrre
                 l’ energia per il funzionamento di grandi
                 ruote motrici,  utilizzate, ancor prima che
                 dalle  cartiere,  dai  mulini  e  dalle  ferriere   cartaria genovese:
                 esistenti nel territorio. Per tutto il Cinque-
                 cento  la  carta  che  si  consumava  in  gran
                 parte d’ Europa era prodotta in Italia  e le
                 zone del genovesato, di Voltri e di Mele,                     una favola
                 bagnate  dal  torrente  Leira,  appunto,  di-
                 vennero famose in tutto il mondo per le
                 pregiate  caratteristiche  della  loro  carta,
                 fabbricata  a mano foglio per foglio utiliz-  durata 500 anni
                 zando  fibre tessili come canapa, cotone e
                 lino, che la rendevano molto solida e resi-
                 stente all’usura del tempo.                                                                                                             del Museo l’allestimento del primo labo-
                 Per difendersi dai tentavi di contraffazio-                                                                  Il Museo con la ruota      ratorio di produzione esclusivamente ar-
                 ne dovuti alla richiesta sempre più elevata                                                                          del mulino         tigianale di carta della Liguria. Una volta
                 di un prodotto di qualità, la Repubblica di                                                           Interno del Museo                 formato  il  personale  competente,  è  stato
                 Genova  fu  addirittura  costretta  a  vietare                                                        di Mele                           aperto un bookshop dedicato alla vendi-
                 l’emigrazione dei  paperai (papè, in ligure,                                                                                            ta  diretta  di  pregiati  manufatti  realizzati
                 significa carta). Nel XVIII secolo, che segnò                                                                                           all’interno  del  Museo  secondo  tecniche
                 l’apice  della  produzione,  nel  bacino  del                                                         subito è stata la collocazione nelle sale di   portate avanti ormai  soltanto da cinque
                 Leira  si potevano contare quasi un centi-                                                            un opificio storico, l’antica cartiera Piccar-  realtà in Italia. Il ritorno di un mestiere da
                 naio di cartiere, ma, a partire dal XIX seco-                                                         do, edificata nel 1756 e attiva fino al 1985.   tempo scomparso ha permesso così di ri-
                 lo, con l’avvento delle macchine a vapore,                                                            Il centro offre la possibilità di ricalcare il   prendere un’arte che tanta fortuna ha por-
                 ebbe  inizio  una  progressiva  decadenza:                                                            percorso  compiuto  dagli  stracci  di  fibra   tato a questo territorio desideroso di tra-
                 l’acqua,  indispensabile  per  il    funziona-                                                        vegetale e dalla carta da macero per diven-  mandare le sue eccellenze e tornato, oggi,
                 mento dei macchinari, fu soppiantata da                                                               tare nuova carta: vengono così raccontate   di nuovo vivo. Macchinari d’epoca situati
                 nuove fonti di energia e le cartiere potero-                                                          antichissime storie fatte di uomini, donne,   in  loco  ancora  perfettamente  conservati
                 no essere installate in luoghi meno impervi                                                           sacrifici e fatica. La nuova organizzazione   e  percorsi  multimediali  all’avanguardia
                 rispetto alle strette valli genovesi.                                                                 degli spazi e una comunicazione basata sul   accompagnano gli alunni delle classi che
                 Nel  1997  a  testimonianza  dell’antico  sa-                                                         coinvolgimento diretto trasmettono ai vi-  sempre  più  numerose  visitano  il  Museo
                 pere che tanta importanza ha avuto per lo                                                             sitatori il ricco patrimonio culturale di una   coinvolgendoli in tutte la fasi della produ-
                 sviluppo economico e culturale del territo-                                                           popolazione la cui economia è stata retta   zione cartaria, sia di tipo artigianale sia di
                 rio, è stato inaugurato a Mele il Museo del-                                                          dalla carta per più di 400 anni.   tipo industriale.
                 la Carta. Ciò che lo ha contraddistinto da                                                            A partire dal 2014 è cominciato all’interno        Giuseppe Traverso
   1   2   3   4   5   6   7   8   9