Page 57 - pagine1-104
P. 57

Parole di affettuoso ricordo; le stesse che mi ripeteva quando andavo a
          visitarlo a Sanda, al Santuario di Savona e poi durante tutta la sua lunga
          malattia al Cottolengo di Torino (dove subì l’amputazione di una gamba), al
          Santa Corona sino alla Presentazione di Loano.
          Parlavamo di “lontane cose comuni”: la messa in latino, da servire prima
          della scuola e la domenica in “pompa magna”, le novene dei morti, la
          benedizione delle cascine, la costruzione del presepio, le processioni, le
          mascherate   a   carnevale,   le   ciambelle   della   Rosa   (perpetua   brava   e
          brontolona), le prime gite “fuori porta” con tutto il paese dietro (grandi e
          piccoli) al Santuario di Mondovì (dove scoprimmo la televisione), a Nizza e
          a Montecarlo.
          Quei campeggi estivi organizzati alla buona a Entracque ed a Certosa Pesio.
          La   costruzione   del   “campetto   dell’Esperia”   sotto   la   casa   di   Camillo
          Sbarbaro, che ci osservava incuriosito.


                                                                      A fianco della
                                                                     porta d'ingresso,
                                                                      la targa con la
                                                                      dedica in rima
                                                                     dialettale scritta
                                                                    da Cipriano Toso,
                                                                      in occasione
                                                                    dell'inaugurazione
                                                                      della casetta
                                                                        costruita
                                                                        per volere
                                                                     dei parrocchiani









          Le interminabili partite di pallone e la casetta dell’Annunziata (con la dedica
          in rima dialettale di Cipriano Toso) dove noi ragazzini, tutti sporchi e sudati,
          tra   un   suo   racconto   (celeberrimo   quello   del   “miracolo   della   campana
          dell’orologio   di   Orco”,   capitato   durante   la   guerra   di   liberazione)   ed
          interminabili discussioni “sul bene e il male”, sul “giusto e l’ingiusto” e la
          nostra   coscienza,   trascorrevamo  quei   “magici  momenti”  che   spesso  mi
          ritornano alla mente, nell’agire quotidiano, attraverso un nome, un volto ,
          una parola, una sensazione.


                                                                                 57
   52   53   54   55   56   57   58   59   60   61   62