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Si presume che un seguace dell'eremita egiziano, alcuni secoli dopo, si sia
          ritirato nell'eremo di Spotorno.
          Questa   convinzione   si   allaccia   al   filo   sottile   che   lega   il   Sant'Antonio
          (l'egiziano) dell'eremo, a quello che viene venerato nell'oratorio di Santa
          Caterina da moltissimo tempo, il 17 Gennaio.
          Di questo angolo appartato e dell'eremo diroccato ne trae una fantastica
          visione acquerellata la pittrice Aurèlie de l'Epinois nel 1885, inserita con
          altre vedute della Liguria, nel volume "Da Nizza a Genova. Impressioni di
          viaggio. Gli acquerelli de l'Epinois", edito dall'Istituto Internazionale di
          Studi Liguri di Bordighera (1992)
          Invece lo scrittore savonese Anton Giulio Barrili dedica nel suo romanzo
          "Fra cielo e terra", due pagine dal titolo "L'acqua novella".
          E' il ricordo di una passeggiata con l'amico spotornese Prof. Francesco
          Berlingieri, lungo la strada della Maremma dove coglie l'essenza del rifugio
          di Sant'Antonio e immagina di prendere il posto dell'antico anacoreta, con
          queste parole: "... gaudente io della felicità intellettuale ... dimenticando
          tutto l'altro dello spazio e del tempo, ignorando l'ora degli altri, aspettando
          la mia senza troppo curarmene."
          Poco prima aveva visto lungo la strada, sopra il terrazzo di una casa verde
          alla Maremma, un'antica meridiana e una frase latina che ammoniva il
          passante, "Ultima necat" ( L'ultima ora uccide).
          E prima ancora aveva pensato che "... l'uomo più felice della terra debba
          essere un certo guardiano della strada ferrata, che ha il suo casotto in quelle
          vicinanze, col suo orticello, i suoi fagioli e il suo gran fìco brogiotto,
          accanto allo sbocco della galleria di Bergeggi".
          Il Barrili si immedesima in quest'uomo con parole di comprensione e di
          tenerezza. Scrive: "Poveraccio! e forse egli sogna a sua volta un trasloco,
          una  promozione,  che lo  sbalzi guardia eccentrica o guardia di  sala in
          qualche stazione importante, donde gli sia facile di mandare a scuola le
          quattro o cinque creaturine che senza fatica, quasi senza un pensiero al
          mondo, gli sono rampollate là dentro..."
          In poche righe il Barrili ci invita a riflettere e a godere della bellezza di un
          luogo incantevole che offre all'attento passante una pausa di riflessione per
          rinnovare lo spirito contaminato dal "bla, bla" di tutti i giorni.












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