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arida e bellissima – quasi una sfida alla fatica - per domare quelle fasce a
          muretto   strette   e   lunghe,   interrotte   solo   da   due   piccoli   sentieri   che
          raggiungevano la grande casa in cima al cucuzzolo.
          A quel tempo anche la pigiatura dell'uva veniva fatta in modo artigianale,
          per questo compito erano ingaggiati i miei cuginoni Pino (Toso) e Ivo
          (Mamberto) i quali pestavano con i piedi nudi l'uva che a poco a poco
          veniva versata nell'apposita “grè” posta all'imboccatura di una grande botte
          di legno, questo per tutto il giorno, fino ad esaurimento dell'uva e ….delle
          loro forze.
          Era   era   d'obbligo   a   pranzo   lo   stoccafisso   accomodato,   con   le
          raccomandazioni   dello   zio   che   non   mancavano   mai:   “me   raccumandu,
          stucchefiŝĉiu   cu'e   patatte”   e   “nù   patatte   cu'u   stucchefiŝĉiu”...   alla   sera
          eravamo tutti sfiniti dalla stanchezza, ma con la soddisfazione che ancora
          una volta la terra aveva dato i suoi frutti.
          Mi resta un solo rammarico: non aver potuto far sapere ai miei figli che cosa
          vuol dire aspettare il giorno della vendemmia.











































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