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I genovesi ci rubavano i sacchi sfilandoli dalla base del mucchio…!
          Come Dio volle arrivammo a Genova, attesa e nuovo assalto al primo treno
          per Savona. Il viaggio, però, finì irrimediabilmente ad Albisola: era stata
          bombardata la galleria. Eravamo nel ’44.
          Da lì a piedi con il nostro prezioso carico sistemato su un carretto di fortuna
          in qualche modo rimediato da una delle quattro spotornesi che erano con
          noi, arrivammo a Savona.
          Io e mia madre, dopo aver lasciato presso una signora savonese di nostra
          conoscenza 2 dei 4 sacchetti che avevamo comprato, proseguimmo sempre a
          piedi verso Spotorno trasportando sulla testa un sacco ciascuna. Ci faceva
          compagnia la paura dei bombardamenti, la paura di essere derubate dopo
          tanta fatica ma ancor più il terrore di essere fermate dai tedeschi che
          presidiavano le fortificazioni a difesa della costa, le numerose casamatte
          lungo l’Aurelia a Porto Vado (in parte ancora visibili sino ad alcuni anni fa).
          Appena ci vedevano arrivare, i soldati ci venivano incontro, ci fermavano,
          parlavano in tedesco, non capivamo niente, ma capivamo immediatamente
          quando ci facevano segno di proseguire. Forse due donne sfinite dalla fatica
          facevano loro pena!
          Appena arrivate a casa dormimmo e dormimmo, non so per quanto.
          Il viaggio era durato 4 giorni, fu il primo ma anche l’ultimo.
          Dopo di allora piantammo tutto l’orto a patate e per il resto della guerra
          quello fu il nostro pasto sicuro e quasi quotidiano.
































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