Page 65 - pagine1-104
P. 65

Come già facevano altri spotornesi anche noi per la prima volta decidemmo
          di andare nelle terre padane per fare scorta di viveri e risparmiare. Messo il
          poco ricavato di quella stagione di albicocche in tasche appositamente cucite
          e nascoste all’interno degli indumenti più intimi, mia madre ed io partimmo.
          Eravamo con altre quattro spotornesi, già esperte di tali viaggi. Con il treno
          arrivammo sino a Voghera e da lì proseguimmo a piedi per Casteggio,
          Torrazza Coste, … da una cascinale all’altro cercando di acquistare farina,
          polenta, riso. Ricordo di una notte passata nella parte superiore di un fienile
          nel   quale   sostò,   sotto   di   noi,   una   ronda   di   camicie   nere.   Quasi   non
          respiravamo per evitare qualsiasi minimo rumore e non rischiare di essere
          scoperte. Era solo l’inizio dell’incubo.
          Cariche di due sacchi ciascuna, mia madre ed io, sempre a piedi tornammo
          alla stazione di Voghera.


                                         In prima linea, in questa lotta quotidiana ci sono le
                                        donne:   fronteggiare   la   fame   diventa   infatti
                                        l'occupazione   principale   di   madri   e   mogli   che
                                        intraprendono   «viaggi   lunghi,   quasi   infiniti»   dai
                                        paesi verso le campagne dell'interno, ma anche verso
                                        quelle del Basso Padano, alla disperata ricerca di
                                        qualcosa da mettere sotto i denti. Il tutto mentre
                                        imperversa, quasi ovunque, la borsa nera che da
                                        semplice   elemento   integrativo   delle   forniture
                                        alimentari distribuite dal regime, diventa una prassi
                                        abituale e un fenomeno di massa cui si rivolge una
                                        quota sempre più consistente di popolazione.






          I   genovesi,   molti   erano   uomini,   carichi   all’inverosimile   e   altrettanto
          prepotenti, gettando i loro sacchi a terra fecero crollare la vetrata della
          stazione. Intervenne la polizia o chi per essa e nel tafferuglio che ne seguì ci
          trovammo tutti all’esterno sui binari: gli uomini in parte volatilizzati per
          paura di retate e lì affrontammo la sera e poi la notte in attesa di un treno.
          Non ricordo bene se arrivò nelle prime ore della notte o all’alba successiva.
          Fu preso d’assalto. Si saliva con ogni mezzo, dai finestrini si gettavano
          dentro i sacchi. Io, piccola di statura e di poco peso, fui sistemata sopra una
          montagna di sacchi di farina, polenta,…. quasi a toccare il soffitto del
          vagone. Viaggio interminabile, numerose soste, paura dei bombardamenti
          ma la mia testa man mano che il tempo passava riusciva a stare più diritta,
          sempre più diritta e comoda. Si, troppo diritta e comoda!


                                                                                 65
   60   61   62   63   64   65   66   67   68   69   70