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Nel '62 mi raggiunse a Genova, a metà settimana, una telefonata di
            mia mamma che mi informava di un bellissimo servizio sul poeta sul
            settimanale “Gente”. (fig.25)

                                                                fig.25.   La   co-
                                                                pertina   del   nu-
                                                                mero di Gente,
                                                                forse   la   Lina
                                                                aveva già visto
                                                                il   servizio   su
                                                                suo fratello, se-
                                                                guito da un ser-
                                                                vizio sulla visita
                                                                di Segni a Mila-
                                                                no, con l'incon-
                                                                tro  con   Monta-
                                                                le.



























            Al sabato, appena arrivato a casa, sono corso con il giornale su da lui;
            alla Lina, che mi ha aperto, ho fatto vedere il giornale, mentre lui si
            informava su chi era arrivato.
            “C'è   Piero”   rispose,   mentre   mi   trascinava   sbrigativamente   nella
            saletta e gettava il giornale sotto la turca che faceva da sofà.
            Perplesso, al suo arrivo abbozzai una scusa e, poiché lui era abituato a
            queste  mie  sconsiderate  irruzioni,  non si meravigliò,  facemmo  il
            punto sulle solite cose e se ne andò di là, dai suoi licheni.
            Chiesi alla Lina del perchè dell'occultamento, mentre riprendevo il
            giornale: ”Quello lì,” mi disse indignata, alludendo all'editore, “gli
            dava 50 lire per ogni pagina che traduceva dell'”Assommoir” di
            Zola!!!
            Cominciavo   a   trovare   qualche   volta   Gigetto   Novaro   a   casa   sua,
            sapevo che ogni tanto arrivava con due uova , un galletto.








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