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aveva indotto la tifoseria genoana assiepata in Gradinata Nord ad utilizzare striscioni
       per contestare il presidente in carica (FOSSATI, IL NOSTRO DERBY È CONTRO DI TE:
       VATTENE!) e sostenere la candidatura di uno dei tanti aspiranti massimi dirigenti
       rossoblù rimasti tali (GADOLLA FOR PRESIDENT!), quel Gianfranco Gadolla, il cui padre,
       Fausto, aveva guidato il club più antico d’Italia tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio
       degli anni Sessanta. Dopo che nei primi minuti di gioco una punizione di sinistro da
       una ventina di metri di Roberto «Rambo» Policano aveva giustificato la presenza in
       campo dell’estremo difensore sampdoriano Ivano «l’angelo di Berlino» Bordon, il
       quale aveva dovuto effettuare una parata tutt’altro che impegnativa, la partita assunse
       i   contorni   previsti   con   il   Genoa,   che   schierava   il   portiere   italo-jugoslavo   Silvano
       «Beara» Martina e il libero e capitano Claudio Onofri indeboliti dall’influenza, serrato
       in difesa per poter fermare gli avversari sullo 0-0. Il capitano blucerchiato Alessandro
       «Sandro» Scanziani, che nell’estate di due anni dopo sarebbe passato al Genoa, ebbe
       sul proprio piede destro due ghiotte occasioni da distanza ravvicinata per sbloccare il
       risultato con una rovesciata al 31’ del primo tempo e una deviazione al 3’ della ripresa
       (la prima venne bloccata da Martina «in due tempi», la seconda colpì il palo destro in
       basso), poi Roberto «Roby» Galia al 21’ del secondo tempo, su punizione battuta
       dall’irlandese William «Liam» Brady, mandò di testa il pallone verso la porta genoana
       salvata prima da una deviazione di Martina e poi della traversa (negli spogliatoi il
       terzino destro blucerchiato dichiarò sportivamente che erano ingiustificate le proteste
       dei suoi compagni di squadra che reclamavano la concessione della rete, perché la
       sfera era rimbalzata sulla linea di porta).
       Il Genoa, che, decimato da precedenti infortuni, non aveva un difensore tra i quattro
       «uomini di movimento» in panchina, si ritrovò a perdere i due marcatori Claudio
       «Ruspa» Testoni, che non rientrò in campo dopo l’intervallo per il riacutizzarsi di un
       problema muscolare, e Nazzareno Canuti, colpito alla regione parietale destra da una
       gomitata del suo omologo blucerchiato, l’italiano di origini russe Pietro «lo Zar»
       Vierchowod, a tredici minuti dalla fine. Se in qualche modo alla prima defezione il
       tecnico del Genoa, Luigi «Gigi» Simoni, era riuscito a porre rimedio, arretrando Mario
       «Marietto» Faccenda in marcatura su Roberto «Bobby-goal» Mancini sr., la seconda si
       rivelò destabilizzante per l’equilibrio tattico rossoblù, che dovette resistere in dieci
       uomini per tre minuti (si tentò – senza riuscirci – di rimettere in sesto l’ex stopper
       dell’Internazionale) e poi per dieci, dopo l’ingresso in campo dell’olandese Johannes
       Wilhelmus «Jan» Peters (che non si trovava in panchina ovviamente per scelta tecnica,
       ma per le sue molto precarie condizioni fisiche), con il centrocampista Paolo Benedetti
       più che improvvisato controllore del centravanti inglese Trevor «the Striker» Francis.
       Sfruttando uno schema su calcio di punizione battuto da Brady a sette minuti dalla
       fine, proprio Francis, raccogliendo un traversone dalla destra di Francesco Casagrande,
       mandò da distanza ravvicinata il pallone ad infrangersi contro la traversa e sul rimbalzo
       anticipò, sempre di testa, Fernando «Nando» Viola, realizzando quella che sarebbe
       stata la sua prima rete nei derbies genovesi. Il tripudio della soprastante Gradinata Sud
       venne raggelato dall’annullamento della rete decretato da Agnolin jr., su errata

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