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Un’autentica, quanto mai pesante, maccaia di incertezze, instabilità, avvisaglie di
       catastrofe.
       Poi, all’improvviso, la rivoluzione! Nel settembre del 2021 Preziosi vende il Genoa al
       fondo americano 777 Partners, Zangrillo è il nuovo presidente, Spors il nuovo direttore
       sportivo, Shevchenco il nuovo allenatore, presto sostituito da Alexander Blessin. Tutto
       nuovo, dal Cda al logo. Tutto, tranne i risultati sul campo, fallimentari con Sheva (un
       paio di pareggi e zero vittorie), senza infamia e senza lode con Blessin: una sfilza di
       pareggi  seguiti  da una  vittoria  e  tre  sconfitte,  prima del  drammatico  finale,   da
       autentico ennesimo psicodramma rossoblù.
       Un finale che inizia dalla meritata sconfitta nel derby del 30 aprile scorso – giocato
       molto male, ma che si poteva alla fine pareggiare senza lo sciagurato errore di capitan
       Criscito dal dischetto – ma ha le sue radici nella brutta sconfitta in casa con lo Spezia
       del 9 gennaio. Dopo il derby, però, battiamo rocambolescamente la Juve, con Criscito
       che a tempo scaduto si riscatta mettendo dentro il rigore della vittoria. A quel punto
       due vittorie nelle ultime due partite (a Napoli e in casa col Bologna) potrebbero ridarci
       la salvezza, permettendoci di superare Cagliari e Salernitana e di agganciare lo Spezia
       e perfino i cugini ciclisti (chiamati a due scontri proibitivi con Fiorentina e Inter). Ma a
       Napoli   ne   buschiamo   tre,   dopo   aver   preso   una   traversa   con   Yeboah   ed   esserci
       mangiati un gol con Portanova (lo Spezia nel frattempo si è tirato fuori vincendo a
       Udine): sconfitta meritata e retrocessione inevitabile. È andata! Testa bassa e cuore in
       pace, si riparte.
       Ma, affinché  la tortura sia più lenta e dolorosa,  ecco spuntare  dal  cilindro,  nel
       pomeriggio di domenica 15 maggio, dopo la batosta di Napoli, l’estremo disperato
       appiglio della classifica avulsa: se il Cagliari farà 2 punti (due pareggi, con Inter e
       Venezia), la Salernitana 0 (con l’Udinese) e il Genoa 3 (con il Bologna), sarà ancora
       salvezza a danno di Salernitana e Cagliari: tutt’e tre le squadre si ritroverebbero a 31
       punti ma con classifica avulsa a favore del Genoa (Genoa 7 punti, Salernitana 6,
       Cagliari 2). L’illusione dura, per fortuna, soltanto lo spazio di poche ore (un’altra
       settimana   appesi   al   filo   di   una   speranza   inafferrabile   non   si   sarebbe   potuta
       sopportare!): in serata il Cagliari (29 punti) perde con l’Inter (1-3) e si preclude perciò
       ogni possibilità di finire a 31 punti (in caso di vittoria con il Venezia andrebbe a 32, in
       caso di pareggio a 30). Alle ore 23 circa di domenica 15 maggio la sentenza è dunque
       definitiva: retrocessione matematica per il Genoa, che, anche arrivando a pari punti
       con la Salernitana, le resterebbe sotto in classifica avendo perso il primo scontro
       diretto (0-1) e pareggiato il secondo (1-1).
       E allora retrocessione sia! Ma senza tragedia, senza eccessi di depressione, senza
       disperazione. Al contrario, la serie B sia vissuta come una discesa all’inferno necessaria
       – come insegna padre Dante – alla conquista di una più solida e straordinaria salvezza.
       Dall’inferno al paradiso prossimo venturo. Ci sono buone ragioni per credere che ciò
       avvenga   per  davvero  e  in  tempi  ragionevolmente   brevi.  Circola  una  nuova  linfa
       nell’incrollabile fede, nel commovente attaccamento alla squadra dei genoani. È una
       linfa secreta dal new deal ufficialmente annunciato dalla nuova società: nuovi massicci
       investimenti,  internazionalizzazione del  brand Genoa, rafforzamento importante della

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