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Anni bui, acquisti sbagliati (“el tigre” Castillo, sbarcato a Genova e immediatamente
       rispedito in Colombia con tanto di mandato di cattura; l’americano Roy Lassiter, mito
       del soccer a stelle e strisce, oggetto misterioso a Genova), dirigenze improvvisate,
       allenatori cambiati al ritmo di sette ottavi, mediocri prestazioni, giocatori tanto attesi
       e mai sbocciati, come Alessio Pirri: ex promessa della Cremonese, nazionale Under 21
       con Morfeo, Totti e Locatelli, mai esploso completamente. Eppure ne conservo ancora
       gelosamente la maglia numero 20. Chissà poi perché...
       Insomma… per tornare in A dovemmo attendere il principe Milito e Roberto Stellone,
       anche se A non fu… anzi… fu serie C! Pizzighettone – Genoa, la prima partita di quel
       campionato terminato alle spalle dello Spezia: derisioni dalla Genova multicolore,
       playoff per tornare in B.
       E finalmente Gasperini, la serie A, il ritorno del principe Milito, Thiago Motta, Ferrari,
       Sculli, Milanetto, Palladino… la Champions league sfumata per un soffio, il “Genoa che
       tremare il mondo fa” (o forse era il Bologna di Bulgarelli?).
       E poi campionati alterni, giocatori che entrano e escono repentinamente dalla rosa
       con   l’ausilio   della   Giochi   Preziosi   (per   l’occasione   diventata   Operazioni   Preziose),
       instabilità di squadra e prestazioni… lo spettro della B che appare e scompare come in
       un incubo, tramutatosi definitivamente in realtà.
       Ettore e Manrico, i miei nipotini, tifano Genoa e vivono nella bianconera Torino, dove
       gli amici contano gli scudetti vinti e loro, esattamente come succedeva a noi nei primi
       anni Ottanta, cercano di controbattere come possono, citando la storia (ormai remota,
       in verità) del vecchio balordo. Solidarizzano maggiormente con gli amici granata,
       anche loro sempre alle prese con campionati anonimi e perennemente all’ombra della
       vecchia signora. Vivono un calcio che scorre alla velocità della luce: Ettore aveva
       appena imparato ad emulare l’esultanza pistolera di Piatek che subito è stato ceduto
       al   Milan.   Neppure   il   tempo   di   appenderne   il   poster   in   cameretta!   Difficilmente
       vedranno nuove bandiere del Genoa come abbiamo avuto la fortuna di vederne noi:
       da Onofri a Marco Rossi, passando per Signorini e Torrente. Conoscono bene Messi e
       gli altri campioni contemporanei, ma hanno imparato ad apprezzare anche le gesta di
       Maradona grazie ai filmati visti su youtube e ai racconti del papà e dello zio. Ettore si
       ostina a calzare un paio di scarpe Puma ormai semidistrutte; nere col “baffo” bianco,
       le stesse che utilizzava Diego Armando per affrescare le sue magie sul rettangolo
       verde. Gliele avevo regalate io, certo che con quelle scarpine ai piedi si sarebbe sentito
       un piccolo fuoriclasse. Non mi ero sbagliato.
       Per la prima volta hanno assistito alla retrocessione della loro squadra del cuore,
       trepidando davanti alla tv durante le partite del Genoa, in questo infelice periodo di
       pandemia mondiale. La loro prima grande delusione calcistica, una amarezza che
       potrà essere riscattata solo con un pronto ritorno nella massima serie.
       Quest’anno hanno potuto varcare finalmente la soglia dello stadio di Genova, seppure
       in un momento di grave difficoltà di classifica e con un biglietto di sola andata per la
       serie   B.   Genoa   –   Cagliari   è   stata   l’occasione   per   vedere   all’opera   i   loro   idoli.
       Miracolosamente il Genoa ha vinto segnando un ormai insperato gol a tempo quasi
       scaduto,  una  classica  partita  genoana da  cardiopalma!  Le loro urla  di gioia si  sono

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