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unite a quelle di tutti i tifosi e ai cori della Nord in un emozionante momento che
resterà per sempre dentro di loro, esattamente come fu per me quel gol di Antonelli (i
più pignoli diranno che trattavasi di autorete di Scirea, ma non cambia granchè)
contro la Juventus, quasi quarant’anni fa. Ma, come già ricordato, “cos’è l’eternità, se
gli anni Ottanta era tanto tempo fa?”.
L’entusiasmo sui loro volti nel corteo festante che ci ha accompagnati dallo stadio fino
alla stazione di Genova Brignole è uno di quei momenti che si vorrebbero vivere
sempre: il tifo calcistico che unisce le persone, le famiglie che trascorrono attimi sereni
e di gioia.
Sul treno del ritorno abbiamo ripercorso a ritroso le (poche) occasioni da gol della
partita e intonato alcuni cori, cercando di convincerci che la salvezza potesse essere
ancora possibile. Ad un certo punto Ettore, sfinito ma felice, si è addormentato sul
sedile e forse avrà sognato una miracolosa salvezza all’ultima giornata, dopo aver
anche sconfitto la Samp nel derby. Svegliarlo in prossimità della stazione di Spotorno è
stato per noi doloroso e per lui infausto, come riportarlo nel mondo reale, dove si
perde il derby sbagliando un rigore a tempo scaduto e si sprofonda nella cadetteria
senza possibilità di appello. L’unica magra consolazione è che rivedendo a Torino i loro
amici bianconeri, stavolta non avranno trofei da lustrare e mettere in bacheca.
Torino ora sembra avvolta da un colorito più grigio e tra la nebbia della maestosa
Piazza Castello, oltre a una zebra che si lecca le ferite e un toro che scalpita sempre più
inferocito, a volte sembra di sentire il lamentoso pianto di un vecchio Grifone.
Ettore (gioca a calcio nel “Cit
Turin”) e Manrico (si è dato al
nuoto)
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