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tarli via…», fece il notaio sottovoce.
«Tranquillo, ho le mie buone ragioni e poi di
soldi me ne avanzano ancora. Oggi mi toglierò
una soddisfazione che lei neppure immagina.
Siamo nella metafisica!».
Il notaio, che non capiva granché, sbottò: «Ah,
se siamo nella metafisica allora andiamo avanti!».
Terminate le operazioni inerenti agli atti da sot-
toscrivere, il professore si mise a passeggiare per
la città in compagnia della colombiana. Si fer-
mavano davanti alle vetrine dei negozi d’abbiglia-
mento e lei gli indicava i capi più belli. Allora, il
professore la faceva entrare per provarli.
«Te gusta?», gli chiedeva la colombiana, che
era elettrizzata da tutta quella bella roba.
«Deve piacere a te», le rispondeva ridendo il
professore. Poi, metteva mano al portafoglio per
pagare gonne, camicette, scarpe.
La bella colombiana voleva indossare tutto,
anche la biancheria intima, perché non sapeva
regolarsi bene con le taglie. Mentre si trovava
dentro una cabina di prova, chiamò il professore:
«Profesor mirame!».
Il professore entrò un po’ imbarazzato e se la
trovò davanti in mutandine e reggiseno di pizzo.
Ebbe un sussulto ma finse indifferenza.
«Te gusto?», lei rideva e, in spagnolo, gli dava
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