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Don Lupo. I due furono svegliati dal suono del
cellulare. Era il segretario del vescovo che diede a
don Lupo una notizia drammatica: la nazione più
potente del mondo aveva attaccato il Paese di un
feroce dittatore e di tanti poveretti. Si contavano
già i morti, compresi vecchi e bambini.
Don Lupo andò nel campanile e cominciò a
suonare le campane a morto. Piangeva e si
disperava: "Lo so che non dovrei odiarvi ma siete
dei bastardi voi, la vostra potenza, le vostre
bombe. La guerra è sempre stata un affare per i
ricchi e un cimitero per i poveri". Suonò a non
finire aiutato dalla giovane cantante.
Il giorno dopo, il sindaco strumentalizzò le pro-
teste della gente per lo scampanio della notte:
«Abbiamo partecipato tutti alla fiaccolata! Che
bisogno c’era di tenerci svegli?». Don Lupo
restituì il colpo e, nella predica della domenica,
affermò che avrebbe continuato a suonare le
campane ogni notte, per tenere sveglie le
coscienze.
Il sindaco, incavolato, fece sapere a tutti che
avrebbe emesso un’ordinanza per prescrivere, al
massimo, un quarto d’ora di scampanellate a notte.
Continuava a ripeterlo, mentre dei cantonieri
comunali stavano pitturando il cancello dell’appa-
rizione di bianco. Dirigeva le operazioni ed
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