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          lizia. Erano stati previsti palazzi in riva del mare,
          proprio in quel punto della costa dove, nei secoli,
          la natura aveva costruito un suo capolavoro
          ambientale e paesaggistico! Di quel luogo, amava
          l’armonia che si era realizzata nel tempo, che lo
          emozionava ogni volta che vi metteva piede. Chi
          aveva realizzato il residence, anni prima, aveva
          lavorato bene, recuperando, con gusto ed in modo
          pregevole, il bastione in rovina, testimone muto
          dei tempi dei pirati barbareschi che venivano dal
          mare. La spiaggetta, a levante del residence, era
          stato il posto degli incontri con il suo primo, e mai
          dimenticato, amore. Erano due studenti pieni di
          speranze. Lui frequentava il liceo, lei il ginnasio.
          Le aveva dedicato una poesia che parlava proprio
          di quei luoghi: «E’ aprile/ all’improvviso, dalla
          porta dell’amore, un sole, una visione/un’appari-
          zione!/Non ho udito i suoi passi lievi sulla sabbia
          di velluto/ E’ un’apparizione metafisica, un oriz-
          zonte marino/ un cielo, un gabbiano, un delfino/
          La osservo, così solare/poi mi stacco dal bastione
          a guardia del mare/ con lei comincio a volare…a
          volare…/». La prima volta che l’aveva vista, in
          lontananza, lei stava passeggiando sul lungomare.
          Si era voltato, stando seduto sulla sabbia, quasi
          sulla battigia. Lei, ad un tratto, aveva lasciato la
          passeggiata e si era infilata nel varco del bastione

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