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          era che lui non professava alcuna fede e che mai
          si era sognato, in passato, di pensare alla mano
          divina. Si considerava un illuminista ma, in quel
          caso, però, aveva cominciato a chiedersi: «Che
          non ci sia davvero qualcosa? Che una mano
          misteriosa voglia difendere la porta dell’appari-
          zione? Anche a costo di sommergerla?» Era la
          mano della speranza che i sogni si possano
          avverare. Un giorno, lei sarebbe riapparsa da
          quella porta, magari nuotando, per raccontargli
          tutto di quegli anni in cui non si erano più visti.

             Il mare che saliva aveva risolto anche il pro-
          blema tra lui e la moglie: uno a bagno, l'altra in
          montagna, che la salute, di entrambi, ci guadagna.

             Restava solo un problema: il gattino Millino,
          che marito e moglie amavano spassionatamente.

             «Con chi sarebbe rimasto? Era un gatto-poeta e
          un sognatore, come avrebbe mai potuto lasciarlo a
          quella donna così prosaica e petulante? E poi con
          chi avrebbe conversato la sera, prima di andare a
          letto?», pensava tra sé il professore che, più che
          conversare, parlava ad alta voce. Millino lo stava
          ad ascoltare muovendo la testa o emettendo
          modulati miagolii secondo gli argomenti proposti.
          Gli faceva una gran compagnia.

             Il professor Lanterna se n’andò a dormire con
          quei rovelli nel cuore e nella mente.

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