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a riordinare gli ormai pochi ombrelloni e a tirare in secca qualche
               moscone. Arnello aveva la faccia ridente; non aveva più smesso di
               sorridere a tutti e a tutto da quando era tornato, vivo, dal fronte
               russo. Dea era il bagnino classico, incuteva soggezione con quella
               voce spesso imperiosa, il berrettino bianco, la pelle di terracotta.
               Non mi fu facilissimo entrare subito nel "giro" dei miei coetanei. Il
               paese era diviso in feudi; uno per tutti quello della Stazione,
               capitanato   da   Piero,   un   Masaniello   biondo,   mingherlino   e
               sfrontato. Infatti subito fui chiamato "u Sann-a", ma dopo qualche
               battibecco   e   qualche   minaccia   di   regolare   i   conti   “a   maîna”
               diventammo amici.
               M'avrebbero sempre rimproverato, non senza qualche ragione, di
               dare troppo corda ai villeggianti "foresti” e di riapparire solo con i
               primi freschi. Subito ne soffrii un pò , ma in seguito capii e andai
               fiero di questa piccola affettuosa gelosia. Ma ora, ad uno a uno si
               spegnevano i riflettori su quello scampolo d'estate.
               Ci sarebbero state ancora giornate di colori diversi, corte e chiare,
               ma poi avremmo alzato I baveri delle giacche più pesanti. Sulla
               passeggiata le palme già inchinavano le chiome alla gara dei venti
               e dal mare salivano arcani mugugni.
               Il tutto era un sommesso quanto dovuto benvenuto all'autunno.


                                Anno 3° - Numero 11 3° Trimestre 2000/Ottobre




















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