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recenti è arrivato perfino alla sua profanazione. E ora quel miracolo
          verde, come tanti altri del resto, è panorama di tragica preistoria. Si
          saliva per non sempre ampie "volute" di strada sterrata, talvolta e per
          attimi polverosa (rarissime le macchine), fino a Voze, tenero e
          pittoresco approdo. Avevamo camminato un'ora, poco più, con il
          profumo di resina che, specie dopo la pioggia, ci aggrediva le narici
          fino a stordirci. Mai fatica fu così premiante e premiata. Giù alla
          Serra c'erano i "trèuggi", i lavatoi. Rammento quella costruzione
          scheletrita; sembrava una voliera. Il rumore dell'acqua non riusciva a
          coprire le voci delle donne curve a far bianchi i panni e sbatterli con
          energia sulle assi; il loro allegro chiacchiericcio, l'odore del sapone...
          si udiva anche cantare. Nulla avrebbe reso meglio, anche in questo
          caso, la voglia di ricominciare. Loro non erano "in lungo", né
          sedevano a tavolini eleganti, ma volevano ricominciare. Da poco, da
          nulla anche, con le mani gelate e le schiene indolenzite. Il cammino
          sarebbe stato lungo, ma la lavatrice era già dietro l'angolo. Incalzava
          la sera e si accendevano le poche luci dei lampioni dei pochi negozi
          del  "centro"; tremolava  l'insegna azzurra del  Bar Sport (poteva
          mancare   il   Bar   Sport?).   Ma   dovevo   tornare   a   casa;   fine   della
          ricreazione. Le scuole erano appena incominciate e già c'era il
          cruccio dei compiti e delle lezioni. In compenso la coscienza era a
          posto: anche quel giorno avevo speso bene il mio ozio, smemorato e
          felice.


                           Anno III Numero 12   4° Trimestre 2000


















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