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divertiva   un   sacco.   Dopo   un   film,   uno   struscio,   qualche
          sbaciucchiamento in pineta o all'Alga Blu ci si trovava al Bar
          Castello. C'erano Sandrino (metronotte), Giulio (filosofo savonese
          dell’estate), Bruno (cultore di Don Marino Barreto e del Dolce Stil
          Novo, alle prese, per tutta una stagione, con i parenti, poco ben
          disposti, della sua Beatrice), Patrizio (l’elegante "Duca" spagnolo),
          Claudio (tombeur de femmes), Sergio e Arrigo di Milano (imbattibili
          al calcio balilla, grandi “tirabelin”), Carlo di Torino (ma scherzi?
          Neh...) e Sandro di Roma (ve siete rincojonitiii!!!), e ancora altri. I
          temi? Ne ricordo solo alcuni: "Morfologia del cornuto", "Ave Ninchi
          è bella? Il concetto di bellezza nei secoli" oppure: " Il Priapismo -
          croce o delizia?" e ancora: "Filosofia e storia della pipa (doppie a
          scelta) - dalla pipa industriale a quella fatta a mano - la pipa serve
          solo per fumare?", “Amore a prima vista dei miopi e dei presbiti”, “Il
          flipper aiuta a sognare?” e via così dissertando. Non parliamo poi
          “della politica, della religione e della filosofia... come ti sfoglio il
          bignamino...”. Ci appassionavamo alla discussione o all'intervento di
          qualche   esperto   autonominatosi   o   riconosciuto   tale;   si
          appassionavano meno gli abitanti delle case attorno che avrebbero
          voluto dormire in pace (celebri le urla di protesta della Teresin du
          Culla).   Comunque   scoprimmo   due   donne,   madre   e   figlia,   che
          nascoste dalle persiane non persero una riunione. Armando e la
          moglie Maria Rosa, intanto, provvedevano al buffet con i mitici
          "toast farciti". Solo per cronaca aggiungo che trenta e più anni dopo,
          organizzammo un altro incontro "a tema": l'amicizia nel tempo. E
          forse fu il più riuscito: c'eravamo tutti quelli della vecchia "sala
          congressi", compreso Armando, raggiante di ospitarci all’Alga Blu e
          di  prepararci  una  cena  straordinaria.  Quante  cose  si  potrebbero
          ancora scrivere e raccontare; spero di averne l'opportunità, ma quella
          estate, quella così lunga, passò anch'essa troppo in fretta. Ne vennero
          altre, certamente, cambiarono con il tempo l'aspetto di Spotorno, la
          sua clientela, la sue e le nostre abitudini anche se non perdemmo
          quella di smarronare seduti in qualche bar per serate e notti intere,
          ma lentamente, per mille e un motivo, ci rendemmo conto che nulla
          sarebbe più stato come allora.

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