Page 78 - valente-libro-online
P. 78

Rileggo di quanto hai scritto di Fausto ore che nell’aria si è spenta
          l’eco dell’ultima petulante bitonale di una macchina del seguito; i
          più fanno ritorno a casa per aprire il televisore e vedere che cosa
          accadrà appena dopo Spotorno; è tutto finito insomma, anzi no,
          aspetta, c’è ancora qualcuno, un oscuro numero 104 o 106, non
          ricordo bene, che sta per passare davanti a me; è scortato da una
          motocicletta della Stradale, unico ed ultimo omaggio a tanta umile
          fatica. Questo corridorino è già staccato di cinque o sei minuti,
          svantaggio incolmabile ormai in quelle condizioni. Il viso è una
          maschera di polvere – ora lo vedo bene – rigata di sudore o forse
          dalle lacrime (era probabilmente partito dal suo paese assicurando
          di arrivare ben piazzato e quasi certamente invece alzerà bandiera
          bianca nel giro di pochi chilometri), negli occhi gli colgo il film di
          un drammatico calvario durato già troppo e, per una reazione a
          qualche fischio e a qualche incitamento beffardo partito da un
          gruppetto di pochi rimasti, lo applaudo forte sai, gli grido “forza!”,
          con quanto fiato ho in gola perché in quel momento egli esalta lo
          sforzo e l’impegno di un “uomo solo”, solo contro tutti.
          Molti rideranno leggendomi, ma tu no certamente, caro “erre”,
          perché in quel volto sofferente e contratto ho trovato – è la parola
          – per un attimo la fisionomia a noi nota, una smorfia che non
          dimenticheremo mai, ho visto “l’airone” come ebbe felicemente a
          definirlo il grande e compianto Vergani. Son sicuro che Lui è
          passato di lì per sforzarsi di dare a noi, che così tanto l’abbiamo
          nel cuore, l’illusione di un’altra magnifica impresa. Stamani è
          sceso dal regno della sua pace, è uscito in punta di piedi da quel
          minuscolo   rettangolo   di   terra   colmo   di   croci,   ha   inforcato   la
          bicicletta ed è venuto da noi che l’aspettavamo, che l’abbiamo
          chiamato, destato dal suo lungo sonno, invocato, aspettandoci una
          vittoria alla maniera antica. Si è presentato alla partenza ed ha
          sferrato il suo attacco sul Turchino, a Savona l’hanno ripreso e
          superato, a Spotorno il suo distacco pareva ormai incolmabile, ma
          poi udendo le nostre grida e i nostri applausi si è alzato sui pedali e
          ha raggiunto gli altri, li ha staccati di forza e – ne son certo – per
          noi “fedelissimi” ha vinto ancora.

                                         76
   73   74   75   76   77   78   79   80   81   82   83