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12 Dicembre 1942

               Cara moglie, è un po' che non ti scrivo, ma dove sono ora non c’è la stazione.
               Io e i miei carabinieri, siamo stati inviati oltre il fronte, insieme ad un gruppo di

               alpini, a recuperare degli italiani che erano bloccati. Sono, per fortuna ancora tutto
               intero.
               Il morale però non è buono. Ho visto tante brutte cose, che un giorno, vorrò raccontarti.

               Ti ricordi il villaggio russo vicino a ( censura) dove ero i primi mesi? Sono arrivati i
               russi, ed hanno bruciato tutto. Chissà che fine hanno fatto quelle persone.

               Fa freddo, forse oggi, che è mezzo giorno, ci sono meno 20 gradi. Ho le mani fredde.
               I piedi sono invece caldi, perché ho preso un paio di scarponi del mio numero, che ad

               un Russo… non servivano più.
               Tu come stai? Il mio pargolo? Cresce?

               Se il Signore vuole, tra due mesi, sarò forse a casa.
               Oggi  purtroppo  ho  dovuto  seppellire  un  mio  carabiniere,  che  si  è  sparato  con  la

               mitraglia, per il tremore delle dita dal freddo. Sono giù di morale.
               I russi, sono molto vicini. Arrivano dispacci di ritirata. Le prime linee pare abbiano

               ceduto.
               Non so se riuscirò a scriverti a breve.
               Ti sogno sempre, vicini nel nostro caldo letto, con il nostro Graziano, che gioca.

               Tra poco è Natale, ho comprato da questa povera gente un capretto. Se Dio vuole, per
               Natale gli faremo la festa.

               Augura buon Natale ai parenti tutti e un bacione grande al nostro pargolo.



               15 dicembre 1942

               Cara moglie, siamo in ritirata, qui va tutto male.
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