Page 20 - Microsoft Word - LIBRO SPIGA SALVATORE.doc
P. 20

Alle  ore  8  circa  il  S.  Ten.  BOLDONI  comandante  della  66a  sezione  motorizzata
               Carabinieri  rimase  leggermente  ferito  da  scheggia  di mortaio  all’alluce  destro  che,
               successivamente si congelò.

               Comandante  di  Sezione  Carabinieri  motorizzata,  addetta  ad  una  Divisione  di
               Fanteria  in  numerose  circostanze  dava  prova  costante  di  serenità  d’animo,  di
               coraggio  e  sprezzo  del  pericolo.  Essendo  la  sua  divisione  accerchiata  da
               preponderante nemico, riusciva a portare a compimento sotto intenso fuoco nemico,
               compiti  di  collegamento  e  delicata  azione  di  retroguardia.  Per  rompere  la  linea
               nemica. Alle ore 10,30 circa, la 66a sezione motorizzata, con i carabinieri superstiti
               unitamente  ai  fanti,  artiglieri,  bersaglieri  iniziarono  l’assalto  in  collaborazione  coi
               propri  Carabinieri  contro  un  caposaldo  nemico  che  conquistava  dopo  aspra  lotta
               catturando  numerose  armi  e  prigionieri. Benché  ferito  da  scheggia  e  duramente
               provato  da  congelamento  al  piede,  con  temperatura  proibitiva,  tra  continui
               bombardamenti  aerei  e  terrestri  percorreva  centinaia  di  Km.  a  piedi  guidando  i
               Carabinieri  superstiti  tre  dei  quali  gravemente  feriti  venivano  portati  in  salvo  nelle
               nostre linee su di una slitta da lui stesso trainata.



               Il  S.  Ten.  BOLDONI,  comandante  della  66a  sezione  motorizzata  Carabinieri,  nella
               sua relazione, rilasciata in data 5 marzo 1954, narra:
               “Fu in quel momento che a circa 20 metri sulla mia destra apparve il famoso
               cavaliere che guidava un cavallo da tiro senza sella. Aveva sul pastrano gli alamari
               da carabiniere.
               Aveva nelle mani una bandiera priva di asta. Non guidava il cavallo con le redini ma
               con le gambe a pelo. La bandiera era una di quelle che l’Ufficio propaganda della
               Divisione aveva in dotazione.”

               L’atto epico del carabiniere fece sì che l’accerchiamento venisse rotto per un buon
               tratto  dando  agio  ai  reparti  di  continuare  il  ripiegamento,  seppure  sotto  i  continui
               assalti di carri armati e fanteria nemici.

               Durante  il  fatto  d’arme  descritto,  i  militari  della  66a  sezione motorizzata  carabinieri
               dettero prova di valore e di sacrificio spinti oltre ogni limite. Altri 13 scomparvero nella
               battaglia e 10 rimasero feriti: di essi molti rifiutarono ogni soccorso.
               Nonostante  la  nevicata  e  la  temperatura  scesa  a  38°  sotto  zero,  la  sanguinante
               massa  di  uomini  raggiunse  Jiderowski  e  Gusev,  girando  poi  sul  Pontovw  e
               Ghodonow.  Dopo  aver  marciato  tutto  il  24  dicembre  e  la  notte  di  Natale,  venne
               raggiunta  la  ferrovia  di  Scheptukowa  alle  ore  7  del  25  dicembre.  Di  qui  i  reparti
               proseguirono  verso  nord,  combattendo  disperatamente  contro  il  nemico
               rappresentato  da  truppe  terrestri,  aeree,  partigiani  ed  il  freddo  intensissimo.   In
               questa  tragica  marcia  molti  militari  della  66a  rimasero  indietro  e  molti  compirono  il
               fatale errore di fermarsi un istante per riposarsi, rimanendo così assiderati in mezzo
               alla steppa come statue di ghiaccio.

               Da  oltre  quattro  giorni  i  carabinieri  non  mangiavano; sembrava  che  si  stesse  per
               concludere la loro esistenza. Fortunatamente alle ore 22 dello stesso giorno giunsero
               a Cercowo, da dove, però, non poterono proseguire perché la via su Belowodsl era
               sbarrata dal nemico.

               Qui il capitano FAZZI ed il S. Tenente BOLDONI riunirono i carabinieri superstiti della
               66a e ne risultarono: 13 della 56a sezione e 12 della 66a sezione. Il vice Brigadiere
               Spiga Salvatore era tra i 12 della 66a

                Nei fatti d’arme sopra descritti svoltosi fra il 21 dicembre 1942 ed il 16 gennaio 1943
               il reparto lamentò le seguenti altre gravissime perdite: due morti e 42 dispersi
   15   16   17   18   19   20   21   22   23   24   25