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tanto: il Prefetto del Dipartimento di Montenotte, di cui Savona è capoluogo, conte Chabrol de Volvic, cosi si
        esprime “il Cantone di Finale si distingue per la raffinatezza dei costumi e l’istruzione dei suoi abitanti, ...” e il
        risultato di una statistica del marzo 1812 informa che nel Comune di Spotorno un quarto della popolazione sa
        leggere e scrivere: percentuale buona, quasi elevata, per il tempo e per il luogo!
           Con la “Restaurazione” del 1815 tutti i benefici della legislazione francese più moderna sono annullati: si
        ritorna allo status quo ante 1796 non solo a livello territoriale ma anche legislativo. Con il crescere del
        malcontento   diventa   generalizzata   la   consapevolezza   della   inderogabilità   e   urgenza   di   una   Italia   libera,
        indipendente e unita, sentimenti che dagli intellettuali si diffondono sempre più tra le componenti più aperte e
        liberali della borghesia, tra gli imprenditori piccoli e grandi e nella aristocrazia più illuminata. Dai moti del
        1821 in poi, è un susseguirsi in tutta Italia di insurrezioni e disordini che vengono puntualmente soffocati nel
        sangue.
           Per la Liguria il Congresso di Vienna del 1815 stabilisce l’annessione al Regno di Sardegna anziché il ritorno
        della oligarchica Repubblica di Genova. La regione presto diventa una fucina ideologica, propositiva e
        operativa   che   accompagnerà   tutto   il   processo   risorgimentale.   L’iniziale   teoria   mazziniana   di   una   Italia
        Repubblicana, alla luce dei ripetuti fallimenti, è rielaborata e modificata: lo scopo finale è liberare l’Italia dalla
        oppressione straniera. Raggiungere tale meta è lo scopo di molte personalità liguri da Giuseppe Mazzini a
        Giuseppe Garibaldi, da Nino Bixio a Goffredo Mameli, da G. Cesare Abba ad Anton Giulio Barrili, da Jacopo
        Ruffini a Paolo Boselli, ... e di molta altra “gente straordinaria” poco conosciuta o dimenticata.

           Lo   spotornese   Francesco   Demaestri   fa   parte   del   numeroso   gruppo   dei   patrioti   quasi   dimenticati:   un
        monumento sulla parete esterna dell’edificio comunale e l’intitolazione di una strada ricordano silenziosamente
        il suo nome. Ma chi era l’uomo dietro quel nome? Garibaldino della prima ora, resta tale per tutta la vita e,
        come Garibaldi, si batte per il bene della propria e altrui patria senza ricercare particolari benefici per se stesso.
           Nasce a Spotorno il 19 ottobre 1826, figlio di Pellegro di professione “agricoltore”,  parte giovanissimo per
        l’Uruguay con il fratello più giovane, Luigi.
           In una intervista rilasciata nel 1909, il novantenne Marchesin, G.B. Marchese, “ometto simpatico, ancora


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