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Questa è stata “guerra in movimento” non come la precedente del '15-'18
          combattuta   in   trincea.   Dapprima   l'occupazione   di   alcuni   stati   (Francia,
          Grecia, Cecoslovacchia, Albania, ecc.). Col voltafaccia dei capi nazionali il
          fronte si spostò lungo la nostra penisola. Da invasori passammo ad essere
          invasi, sotto il controllo tedesco.
          La pressione dei bombardamenti aerei degli alleati si andava intensificando
          ogni   giorno   di   più.   Radio   “scarpa”   segnalava   la   recrudescenza   degli
          interventi in zone ritenute strategiche. Alle sempre più annunciate incursioni
          gli anziani rimasti provvidero a sistemare un riparo fatto di tronchi di pino
          appoggiati in modo obliquo ad una parete a strapiombo, ricoprendoli con
          zolle e rami a protezione degli abitanti della frazione di Magnone Inferiore.
          Ricordo benissimo: al primo ronzio del Pippo e ai laceranti ululati della
          sirena, provenienti da sopra Noli, tutti nel rifugio. Le soste continuavano
          sino al successivo segnale di cessato pericolo. Talvolta duravano mezze
          giornate o notti intere. Non si può immaginare il freddo! Ci si scaldava
          stando vicini. Il cibo scarseggiava. Spesso si mangiavano soltanto patate
          cotte nella cenere. Ne conservo ancora il sapore fragrante nonostante non vi
          fosse neanche un solo grano di sale, per non nominare l'olio. Ecco la forza
          dell'appetito!
          Con l'intensificarsi delle incursioni aeree il precario rifugio non garantiva
          sicurezza. Quasi tutti ci si trasferì nelle grotte di “Punci”. In quel sito
          naturale che si addentra nella roccia viveva gente di Magnone, Spotorno,
          Tosse, Noli e altri paesi. Un vero “carnaio” poco ospitale. Dove ad imperare
          erano la miseria e la paura. Di quel posto ho molti ricordi, ne cito alcuni
          soltanto:
          - il furto di un paio di sandali di stoffa con suola di gomma di color blu per i
          quali ho pianto giorni interi. Non bastarono le “coccole” di zia Teresa a
          consolarmi.
          -   La   venuta   del   macellaio   “Cianfrognin”   con   quei   pezzi   di   carne   che
          strappavano l'acquolina dalle ghiandole a molti, me compreso. Mio nonno
          acquistò un pezzo di gamba per fare il brodo. Il solo “profumo” riuscì a
          calmare la fame.
          - I teloni appesi al filo di ferro per delimitare la “stanza” d'ogni famiglia, col
          relativo pagliericcio appoggiato a terra, su cui dormire tutti, non solo di
          notte.
          - Le chiacchiere e i sospiri delle donne, impegnate a tessere maglie di lana o
          a rammendare i vecchi calzini, a rappezzare abiti veramente pietosi, simili a
          carte geografiche, con paesi di vario colore.
          Ad ogni ululato della sirena si spegneva il fuoco nel focolare posto a lato
          dell'entrata della grotta, ci si inoltrava nella cavità della montagna,

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