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numero di sedie a rotelle per gli ospiti. Anche la governante e il
          giardiniere impararono a muoversi sulla carrozzella e da allora, in
          quella villa di Miciomar, incominciò una vita “a rotelle”.
          Valdina  cresceva felice  circondata  dall’affetto  di  tutti. Aveva  il
          sorriso balsamico della madre. Il dottor Vitamina, ricordando la
          raccomandazione   della   moglie,   le   insegnava   i   segreti   della
          medicina. Tutti i suoi clienti, prima d'andarsene, passavano a
          salutarla e lei, per ognuno, sapeva trovare le parole giuste. Più il
          tempo passava e più gente arrivava, attirata dalla fama di Valdina
          che, oltre al corpo, sapeva curare lo spirito. Preparava anche,
          con   delle   erbe,   delle   pastiglie   colorate   che   avevano   effetti
          miracolosi sui malati.
          Un giorno, il padre le portò, per farle compagnia, un grosso cane
          dal pelo rosso. Il dottor Vitamina l’aveva raccolto e curato perché
          era stato investito da una motocicletta. S'era rimesso ma gli arti
          posteriori erano rimasti paralizzati. Gli sistemarono delle ruote
          attaccate al bacino e lui cominciò a correre per i viali del parco
          inseguendo   Valdina   che   guidava,   da   pilota   provetta,   una
          carrozzella a motore elettrico. Diventò il suo migliore amico. Lo
          chiamarono Bicicletta.


          Lei era convinta che tutti gli animali, come del resto gli umani, per
          camminare dovessero usare le ruote. Così le aveva spiegato il
          padre.  Uniche  eccezioni   gli  uccelli,  abituali   frequentatori   degli
          alberi del parco; i gatti che, sornioni e pigri, prendevano il sole
          sulle   alte   mura   e   i   pesci   rossi   che,   per   nuotare   nel   piccolo
          acquario, non avevano certo bisogno delle ruote. “Fanno tutti
          parte della specie dei senza ruote”, le aveva detto il padre.
          “Poverini”, aveva esclamato Valdina: “Possibile che non si possa
          far niente per loro?”.
          “Eh la scienza a volte è impotente...”, le aveva risposto il padre,
          scrollando la testa ed accarezzandola.
          Più Valdina cresceva, più aumentava in lei la curiosità di poter
          conoscere   che   cosa   ci   fosse   di   là   dalle   alte   mura   che
          circondavano il parco. Alcuni vu-cumprà, che ogni tanto venivano
          a vendere strani oggetti al dottor Vitamina, le avevano raccontato
          di  meravigliosi  paesi  di  là  dal  mare. Erano  dei mattacchioni e,

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