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Al ritorno dal  Genoa Store  con Manrico e
                                        Ettorino, agosto 2018. Visita al Museo del
                                        Genoa nel Porto Antico.


























       Mio figlio Mario ebbe giovanili pulsioni per il Milan cominciando da quello “proletario”
       in serie B (del Presidente Farina), anche quella una scelta verso i perdenti. Ricordo
       quando citava Hateley, Wilkins, lo “squalo” Jordan, Damiani e tutti gli emergenti
       “rampolli” milanisti. Aveva una grande ammirazione per Agostino Di Bartolomei. Poi è
       approdato al Genoa nel ricordo del nonno. Fa il tifo per i rossoblù in modo ragionato e
       ironico. Mia moglie Ornella e mia nuora Lorenza seguono la corrente, come faceva mia
       madre Rosina. E così ce la raccontiamo, spesso presi dallo “psicodramma”. Quest’anno,
       che potevamo goderci in santa pace il Genoa del “Balla” (“el salvador”), i gol di Piatek,
       le volate e gli assist di Kouame, c’è il tormentone delle notizie di possibili cessioni, di
       esonero di Ballardini. E con “O Presidente de marachelle”… come stare tranquilli? E’
       pur vero che ci ha portato dodici stagioni di fila in serie A, il Museo e lo Store, la sede a
       Villa Rostan (che ho visitato in compagnia di Michele Sbravati, il mago delle giovanili).
       Chi in serie A può vantare una sede sotto la protezione della Soprintendenza delle Belle
       Arti?   Ma   come   la   mettiamo   con   le   “proditorie”   cessioni   di   tanti   assi   sempre
       incombenti??? E con le vicende degli allenatori??? “Cöse da Zena… n’emmu viste de
       pezu…”,   direbbe   mio   padre.   Va   detto   anche   che   la   Società   dispone   di   esperti
       osservatori se riesce, spesso, ad acquistare validi ed ancora misconosciuti giovani
       calciatori che poi consentono “mitiche plusvalenze”.


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