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DallaBona mentre a sinistra Savini viene preferito a Rullo con Garics confermato
sull’altro out. In avanti, invece, ancora spazio a Calaiò e Sosa.
Il Genoa parte subito col coltello tra i denti, aggredendo i partenopei in ogni parte del
campo, ma il Napoli è altrettanto carico e risponde colpo su colpo. Ogni pallone viene
conteso come se fosse quello destinato a decidere la stagione, l’intensità è altissima
ed entrambe le squadre giocano con la determinazione che la sfida richiede. Lo
spettacolo, però, non è all’altezza dell’impegno ed entrambi i portieri rimangono
inoperosi per tutta la prima parte di tempo. Ma tra il 20′ e il 25′ il Genoa suda freddo:
prima c’è Sosa che su un assist di Montervino centra di testa la traversa, poi tocca a
Calaiò con una botta dal limite di poco alta a far correre un brivido sulla schiena di
Rubinho.
I rossoblu faticano in avanti, dove il Napoli chiude bene soprattutto davanti alla porta,
ma al 48′, dopo un doppio tentativo di Leon, De Rosa pareggia il conteggio dei legni
prendendo il palo con Iezzo battuto. Nella ripresa Gasperini, che già nel primo tempo
ha dovuto inserire Juric per Coppola, perde anche De Rosa e butta dentro Galeoto ma
le assenze non turbano il Genoa che già nei primi minuti si rende pericoloso con Leon
e Di Vaio prima di fallire all’8′, sempre con l’honduregno, la palla del possibile
vantaggio (diagonale fuori di un soffio). La risposta del Napoli arriva tre minuti dopo
con Sosa, che costringe Rubinho al miracolo, ma l’andamento della gara è condizionato
da quanto accade a Piacenza, come quando Marassi esplode per il pari della Triestina.
Ma i giocatori provano a fare la loro partita e in questo il Genoa appare più convinto
del Napoli. Reja toglie Calaiò e Gatti e si affida a Pià e Dalla Bona, Gasperini risponde
con Adailton per Milanetto. Il gol del pareggio della Triestina (20′ della ripresa)
comincia a rendere possibile il miracolo della “A per due” che sembrava quasi
impossibile alla vigilia. Ci sono ancora un paio di interventi di Iezzo e Rubinho, poi il
finale tra farsa e gioia incontenibile”.
Invasione di campo, dopo la partita, tutti sul prato di Marassi (Carlo che raccoglie una
zolla d’erba per ricordo) e incontro con Onofri, giocatore, allenatore, sapiente
commentatore in TV. Poi, grande festa a De Ferrari, “toccando ferro” perché con il
Genoa non si sa mai. Carlo, in lacrime dalla gioia, era entusiasta di Gasperini
“Gasperson” (in una successiva stagione, inopinatamente “non confermato” da “O
Presidente”). Incontriamo anche il giornalista Giampiero Timossi.
Siamo passati a salutare il “Duca” Patrizio, allora abitava alla Maddalena, rintanato in
casa per un’indisposizione. Finale a Spotorno a trovare Marino e Olguita nell’orto
condiviso con l’amico genoano Mario De Negri. Si legge nel cancelletto di ingresso:
Orto genoano-divieto di accesso ai sampdoriani”. Sulla cima dell’albero riciclato di un
nostro vecchio 4,70 (barca a vela) svetta la bandiera rossoblù (in tempi più recenti,
Rino Lecce – tra- piantato a Spotorno da Genova – ha innalzato una grande bandiera
del Genoa, accanto ad una della pace, nel suo orto). Quel giorno fu di grande festa,
condivisa con la tifoseria napoletana, per la promozione in Serie A.
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