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PIANETAGENOA 1893.net
            Il Genoa Club San Fruttuoso ricorda come Giuliano Montaldo diventò genoano.  Il
            sodalizio rossoblù ci ha spedito il racconto del celebre regista: «Me li ricordo bene:
            Mazzola, Ossola, Gabetto, Bacigalupo… Anche se io sono genoano. Quando avevo 8
            anni mio zio mi portò per la prima volta allo stadio. Il Genoa perse e lui per la rabbia si
            dimenticò di me e mi lasciò dentro. Non sapevo come tornare a casa e per non farmi
            prendere freddo alcuni inservienti mi avvolsero con la bandiera del Genoa. Da quel
            momento il mio destino di tifoso era segnato»
            5 gennaio 1947    Genoa – Torino 2-3
            Reti: 12’ Ossola, 53’ Grezar, 72’ Ferraris II, 85’ Verdeal, 87’ Trevisan (rigore)
            Genoa: Cardani, Cappellini, Becattini, Cattani, Sardelli, Bergamo, Verderi, Trevisan,
            Gaddoni, Verdeal, Dalla Torre
            Torino: Piani, Ballarin, Maroso, Loich, Rigamonti, Grezar, Ossola, Martelli, Gabetto,
            Mazzola, Ferraris II
            Arbitro Pizziolo di Firenze
                                             La   formazione   del   Genoa   nel   1947-48,   il
                                             penultimo in piedi è Verdeal.
                                             Un Genoa “stellare” si rifece l’anno dopo, il 26
                                             dicembre   1948,   battendo   il   Torino   3-0.
                                             Purtroppo, l’ultima esibizione della squadrone
                                             granata al Ferraris.


            A   questo   punto   devo   aprire una lunga   premessa che ci porterà   alla partita
            Juventus-Genoa 3-2 giocata a Torino, nello Stadio Comunale, il 22 settembre 1957.
            Partita per me molto importante, vedremo il perché.
            Fu mio padre Gerolamo, “Giêumo o Giömin” (classe 1905), a parlarmi per primo della
            Juventus degli anni trenta del famoso trio Combi Rosetta Caligaris, dei cinque scudetti;
            della venuta a Spotorno, grazie al Commendator Zambelli, dirigente juventino, di
            Cesarini (quello della “zona”), Orsi, Vecchina. Suonava in orchestra nella sala da ballo
            del Premuda e gli capitò di prestare il suo violino a Mumo Orsi che eseguiva languidi
            tanghi argentini. Mi raccontava, con un tono malinconico, dell’ultimo scudetto vinto
            dal Genoa nel 1924; di quello rubato nel 1925 dai “neigri de Bulogna”; della stagione
            1933-1934 in cui il Genoa retrocedette in Serie B per la prima volta, ma ritornò in A
            l’anno successivo. Due stagioni dopo vinse la prima Coppa Italia della sua storia (e fino
            ad ora anche l'unica). Mi raccontava anche delle sue andate, negli anni trenta, a
            Genova a vedere la partita con gli amici genoani. Ne approfittava per recarsi nel
            negozietto di musica (vi si trovava di tutto) di un vecchietto, con cui aveva fatto
            amicizia, a cercare spartiti di musica americana ormai, a causa delle  restrizioni del
            regime,   introvabili:   “Di   domenica   il   negozio   era   chiuso,   ma   bastava   suonare   il
            campanello,  passando  da  un sottoscala, e  il  vecchietto  apriva  e  si  metteva  a

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