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Il Genoa Club San Fruttuoso ricorda come Giuliano Montaldo diventò genoano. Il
sodalizio rossoblù ci ha spedito il racconto del celebre regista: «Me li ricordo bene:
Mazzola, Ossola, Gabetto, Bacigalupo… Anche se io sono genoano. Quando avevo 8
anni mio zio mi portò per la prima volta allo stadio. Il Genoa perse e lui per la rabbia si
dimenticò di me e mi lasciò dentro. Non sapevo come tornare a casa e per non farmi
prendere freddo alcuni inservienti mi avvolsero con la bandiera del Genoa. Da quel
momento il mio destino di tifoso era segnato»
5 gennaio 1947 Genoa – Torino 2-3
Reti: 12’ Ossola, 53’ Grezar, 72’ Ferraris II, 85’ Verdeal, 87’ Trevisan (rigore)
Genoa: Cardani, Cappellini, Becattini, Cattani, Sardelli, Bergamo, Verderi, Trevisan,
Gaddoni, Verdeal, Dalla Torre
Torino: Piani, Ballarin, Maroso, Loich, Rigamonti, Grezar, Ossola, Martelli, Gabetto,
Mazzola, Ferraris II
Arbitro Pizziolo di Firenze
La formazione del Genoa nel 1947-48, il
penultimo in piedi è Verdeal.
Un Genoa “stellare” si rifece l’anno dopo, il 26
dicembre 1948, battendo il Torino 3-0.
Purtroppo, l’ultima esibizione della squadrone
granata al Ferraris.
A questo punto devo aprire una lunga premessa che ci porterà alla partita
Juventus-Genoa 3-2 giocata a Torino, nello Stadio Comunale, il 22 settembre 1957.
Partita per me molto importante, vedremo il perché.
Fu mio padre Gerolamo, “Giêumo o Giömin” (classe 1905), a parlarmi per primo della
Juventus degli anni trenta del famoso trio Combi Rosetta Caligaris, dei cinque scudetti;
della venuta a Spotorno, grazie al Commendator Zambelli, dirigente juventino, di
Cesarini (quello della “zona”), Orsi, Vecchina. Suonava in orchestra nella sala da ballo
del Premuda e gli capitò di prestare il suo violino a Mumo Orsi che eseguiva languidi
tanghi argentini. Mi raccontava, con un tono malinconico, dell’ultimo scudetto vinto
dal Genoa nel 1924; di quello rubato nel 1925 dai “neigri de Bulogna”; della stagione
1933-1934 in cui il Genoa retrocedette in Serie B per la prima volta, ma ritornò in A
l’anno successivo. Due stagioni dopo vinse la prima Coppa Italia della sua storia (e fino
ad ora anche l'unica). Mi raccontava anche delle sue andate, negli anni trenta, a
Genova a vedere la partita con gli amici genoani. Ne approfittava per recarsi nel
negozietto di musica (vi si trovava di tutto) di un vecchietto, con cui aveva fatto
amicizia, a cercare spartiti di musica americana ormai, a causa delle restrizioni del
regime, introvabili: “Di domenica il negozio era chiuso, ma bastava suonare il
campanello, passando da un sottoscala, e il vecchietto apriva e si metteva a
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