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disposizione, facendo entrare alla svelta: -U nu se sà mai…-. Tanta pue… ma quanta
       mûxica!!!”. Le visite continuarono anche nel dopo guerra. Quando tornava dalla
       partita (fine anni ’30), la raccontava a mio nonno Ottavio, “Tavin”, che, convertito dal
       figlio al Genoa, lo ascoltava con interesse (così mi raccontava mia nonna Leta). Mia zia
       Maria, che viveva con noi, non capiva nulla di calcio ma sapeva che il Genoa era
       “speciale”, come lo erano Coppi e Paganini. Mio zio Giovanni, che condivideva con mio
       padre la passione musicale, non si interessava di calcio. Si informava solo di quando il
       Genoa giocava in casa per affidare a mio padre delle “commissioni” da fare a Genova
       (quasi sempre attinenti all’acquisto di spartiti, dischi e attrezzature musicali che non si
       trovavano a Savona). Le mie cugine Puccy, Lilly, e Gabriella simpatizzano per il Genoa
       forse per l'affetto che nutrivano verzo lo zio Gerolamo.
       A Savona, mio padre si “serviva” alla Casa della Musica, al primo piano di un antico
       palazzo di Via Pia; ci andava spesso, appena uscito dalla fabbrica dove lavorava.
       Quando la sera arrivava a casa molto tardi mia madre gli diceva: “Trenu persu? Casa
       della musica???”. Ricordo quando, negli anni sessanta, l’accompagnavo a Genova dal
       liutaio   Ricci   che   aveva   il   laboratorio   nella   città   vecchia,   in   Sottoripa.   Faceva
       “revisionare” i suoi violini (ne aveva tre) ed intanto intavolava piacevoli chiacchierate
       sugli strumenti a corda, sulla musica.
                               Un   giorno,   entrò   nel   laboratorio   il   celebre   violinista
                               genovese Renato De Barbieri (figlio di Paolo, un famoso
                               liutaio) con il suo violino da “controllare” prima di un
                               concerto. Si inserì nella chiacchierata che diventò a tre e
                               “provò”   il   primo   violino   di   mio   padre,   un   Gattinari,
                               esprimendo compiacimento. Mio padre? In estasi, sulle
                               nuvole.
       Un violino per andare sulle “nuvole”




                               Un   libro   di   Nino
                               Salvaneschi,
                               pubblicato   nel   1938
                               (Edizioni   Corbaccio),
                               tanto   caro   a   mio
                               padre che me lo ha
                               lasciato   con   la
                               raccomandazione:
                               “Tienilo   d’acconto,
                               rende   giustizia   a
                               Paganini”.
                                                La sua firma con una data: 21/4/1945
                                                (vigilia della Liberazione)

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