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                 gliato piegando, con cura, i calzoni e la giacca blu,
                 che aveva riposto su un cespuglio d’erica. Ballava
                 anche lui, in camicia, mutande e calze. Il fondo
                 era sassoso e doveva compiere vere e proprie
                 acrobazie per non farsi male ai piedi scalzi.
                 Russuna-Mussuna, invece, ballava con natura-
                 lezza, come se si trovasse sul palco di un Casinò.

                    Quando Manfredo si era svegliato e li aveva
                 visti ballare, aveva fatto finta di continuare a
                 dormire. Era rimasto folgorato dalla nudità di
                 quella bellissima donna e dalla leggiadria dei suoi
                 movimenti. Beato il Cipolla!

                    Quando capì che dalla danza stavano passando
                 a più sostanziosi giochi erotici si fece sentire: «E
                 io che ci faccio qui?».

                    «E chi ti tiene?», gli fece il Cipolla, ormai preso
                 dalla libidine.

                    «Almeno pagami, per il servizio…», Manfredo
                 aveva capito che era il momento di andarsene.

                    «I soldi sono nel portafogli che è nella tasca
                 interna della giacca, sull’erica. Prendi il giusto e
                 porta una fotografia al bar Trocadero… le altre
                 lasciale sulla giacca», il Cipolla era ormai sopra a
                 Russuna-Mussuna, che continuava a cantare.

                    «Stai tranquillo… ne prendo qualcuna per darla
                 a mio cugino…vedrai che ci scappa una copertina
                 ed un articolo. Il bar Trocadero ci sarà ancora o

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