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di una sua recente fiamma e del “fotografo da
spiaggia” Manfredo. Lei era una giovane e bel-
lissima entraîneuse russa che il Cipolla aveva
conosciuto in un locale molto esclusivo della
Costa Azzurra. Era stato un vero miracolo! Con
tanti danarosi clienti che le facevano il filo, lei
aveva scelto proprio lui. E pensare che avrebbe
potuto essere sua figlia! Era alta, statuaria, con i
capelli rosso fuoco. Aveva un nome strano, impro-
nunciabile, così lui la chiamava la mia «Russuna-
Mussuna», gioco tra le parole dialettali “Russuna”
(rossona) e “Mussuna” (ficona oppure conta-
balle). Quando lei si spogliava, lui esclamava
sempre: «E poi dicono che i miracoli non esi-
stono!».
E, davanti a tale miracolo, il Cipolla non si era
risparmiato: regali, viaggi rocamboleschi, casinò
e bella vita. I suoi risparmi stavano assotti-
gliandosi. Tra l’altro, con il poker non andava
tanto bene, ma ne valeva la pena. Quei lumaconi
del bar Trocadero, quando l’avevano vista in sua
compagnia, se l’erano fatta sotto dall’invidia.
Naturalmente, non lo davano da vedere e lo sfot-
tevano: «Quella ti mangia dei soldi, sei il suo
babbo Natale, anzi il nonno Natale… si vuol far
sposare per prendere la nazionalità… poi ti darà
un calcio nel culo».
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