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Si accesero i motori e, lentamente, il battello si
staccò dalla riva. Era una splendida mattina di set-
tembre. La tramontana aveva ripulito il paesaggio
e ridato brillantezza ai colori. Il paese appariva
come un’immagine fiabesca, con il mare che
lambiva la chiesa grande. La strada provinciale,
che collegava alla vicina città, era completamente
sommersa. Monte Gatto sovrastava tutto con la
sua mole dolce. Sembrava che guardasse con
distacco le mene e le beghe di quello strano paese.
Era l’unico a non aver perduto la compostezza. A
mano a mano che il battello si allontanava dalla
costa scemavano i particolari ed il paesaggio
appariva sempre più nella sua complessiva bel-
lezza, semplice ed insieme grandioso. La macchia
verde della pineta, i sassi alabastri che coloravano
la punta delle colline di un verde-grigio indefi-
nibile, la costa senza più spiaggia con le onde del
mare che si frangevano direttamente sulle case,
sui muri alti delle passeggiate. Un’unghiata nera,
che aveva la forma di una grande falce, segnava
un fianco di Monte Gatto, a ricordo di uno dei
tanti incendi.
Chiunque, davanti ad un simile spettacolo,
sarebbe rimasto in silenzio ad osservare. Non il
sindaco Trombetta che era tutto preso a riordinare
gli appunti per il discorso che avrebbe dovuto
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