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La vecchia beghina s’inginocchiò ed iniziò a
recitare il rosario, seguita da tutti gli altri.
Ad un tratto, apparvero le alte torri della parte
medioevale della città sede del vescovado. Il porto
era incuneato proprio nella parte più antica ed
architettonicamente più interessante di quella città
ricca di storia. L’innalzamento del mare lì non
aveva provocato effetti significativi.
Appena sbarcati, si disposero come se parteci-
passero ad una processione. In testa c’era il
sindaco Trombetta. Percorsero le strette vie che
conducevano al vescovado, pregando: «Virgo
fidelis… ora pro nobis…».
Il vescovado era situato in un palazzo antico ed
imponente che dava in una piazza pavimentata
con lastre di pietra ed ornata, lateralmente, con
cubetti di marmo bianchi e neri. Per arrivare alla
porta d’ingresso, bisognava risalire una scala
monumentale in marmo bianco.
Ad attenderli, c’era il segretario del vescovo:
«Sua eccellenza vi sta aspettando nella sala delle
udienze, presto perché non ha molto tempo». Il
tono era fermo e cortese.
Il sindaco si mise a correre, per cercare di guada-
gnare tempo, subito imitato dai suoi seguaci.
Arrivarono nella sala come dei bersaglieri al passo
di carica. Il Trombetta, folgorato dalla vista del
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