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vescovo, che stava seduto su una poltrona rivestita
di velluto rosso, s’arrestò di colpo. Un parroc-
chiano, che non era riuscito a frenare in tempo, gli
franò addosso. Finirono sul pavimento tutti e due.
Il vescovo, di scatto, si alzò in piedi con le braccia
aperte verso l’alto: «Calma figlioli, calma. Cosa vi
conduce a me in modo così frenetico?».
Il sindaco ed il parrocchiano si rialzarono rias-
settandosi le vesti.
Iniziò un silenzio imbarazzante rotto dalle
parole del vescovo: «Dite, dite…».
«Non ne possiamo più, caro monsignore, il
parroco punta il dito contro tutti e tutto. Ce l’ha
persino con il governo che appoggia una nazione
amica che forse dovrà iniziare una guerra per l'af-
fermazione della democrazia… per il bene
comune…», il Trombetta si era lanciato con la
politica internazionale.
«Se è solo per questo, il Papa ha detto a chiare
lettere che chi scatenerà una guerra ne renderà
conto a Dio, alla storia ed alla sua coscienza», lo
interruppe il vescovo.
Il sindaco Trombetta, un po’ sconcertato da
quelle parole, prima si dichiarò per la pace e poi
riprese a raccontare le gravi mancanze di don
Lupo partendo, però, da così distante che il
vescovo gli chiese a bruciapelo: «Ma le è parso
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