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          stiziaaa!!!», ora lo studente-bagnino, agitando le
          braccia, chiedeva il coro agli avventori del bar che
          non si fecero pregare: «Giustiziaaa!!! Giusti-
          ziaaa!!! Aaameeeen».

             Intanto, il Cipolla si era agghindato, utilizzando
          delle tovaglie, nelle vesti di vescovo: «Chiederò al
          vostro parroco di rimettere nelle mie mani la par-
          rocchia. La situazione di disagio è grande e
          grande è il rischio di uno scandalo ancora più
          grande… più grande». Il Cipolla era salito su di
          una sedia e continuava ad urlare: «Più grande…
          più grande… più… più…».

             Russuna-Mussuna, che non aveva capito
          granché gli faceva il coro, convinta che stesse par-
          lando di galline: «Più… più… più…». Si era
          messa a fare il trenino ed un cliente del bar le si
          era attaccato ai fianchi subito seguito da Monica,
          la barista che urlava anche lei: «Scandalo più
          grande… più… più… più…». Ora cantavano tutti
          ed il coro era possente: «Scandalo più grande…
          più… più…». Peccato che la stagione era ormai
          andata se no il “più… più…” sarebbe diventato il
          motivo dell’estate.

             Lo studente-bagnino era salito su di un tavolo
          ed ora imitava la voce di don Lupo: «Necesse est
          enim ut veniant scandala!».

             «Cosa belin dici? Hai preso la malattia del

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