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tutta quella gente al bar Trocadero perché gli era
stato garantito che si trattava della serata d’addio,
prima della chiusura dell’esercizio pubblico. Si
era limitato a mandare un suo uomo a controllare
la serata e, soprattutto, a verificare che, conclusa
la gara, tutta quella gente lasciasse il paese e non
ci fossero ubriachi a dar fastidio. Aveva già la
grana di don Lupo e dei suoi amici che erano
voluti restare, a loro rischio e pericolo, ci mancava
anche quella dei tifosi di biliardo e complicazioni
varie.
Ad un tratto, si sentì un forte tuono seguito da
alcuni lampi. Era scoppiato un temporale estivo.
Nella sala del biliardo c’era già un palmo
d’acqua di mare, ci mancava anche il temporale. I
tifosi si erano seduti tutt’attorno al biliardo o su
una tribunetta di tubi, allestita per l’occasione. Al
soffitto, erano state appese delle lampade a gas. Il
Cipolla e il Becca si erano muniti di stivali per
stare con i piedi all’asciutto.
Andarono all’accosto per disputarsi la prima
bocciata al pallino. Vinse il Becca che si mise in
posa fissando ora il panno del biliardo, ora il
castello dei birilli, ora il pallino. Tirò la bocciata
con grazia, in un religioso silenzio, strisciando la
mano sul panno e accompagnando la boccia sul
pallino che, in tre passate d’assoluta precisione di
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