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parlargli, altro che bulicci e gondoni! Vergogna!».
Siccome il ragionamento della beghina stava
facendo presa sugli altri componenti della delega-
zione, il sindaco dovette intervenire per stroncare
ogni dubbio sulla sua strategia anti don Lupo:
«Concittadini, perché ci rechiamo dal vescovo?
Potremmo aver già raggiunto i nostri familiari rifu-
giati in montagna o in città ed invece siamo qui per
compiere il nostro dovere, prima di tutto di cri-
stiani. Noi dobbiamo puntare ad una sospensione a
divinis del nostro parroco, si fa per dire. Dobbiamo
fornire tutti gli argomenti atti a raggiungere questo
scopo. Occasioni per farsi perdonare gliene
abbiamo date molte ma lui è stato sordo ad ogni
richiamo, ad ogni consiglio. Il suo sacerdozio si è
volto alla dissociazione dalla fede, della morale,
dell’unità dei fedeli. Si occupa di politica e sta con
i falsi pacifisti, contro il governo!».
Il sindaco, mentre comiziava, guardava, stando
appoggiato al parapetto di prua del battello, verso
oriente, quasi rapito da un’estasi mistico-reli-
giosa: «Noi dobbiamo pensare al bene delle
anime, all’unità dei parrocchiani con il loro
pastore ed al suo stesso ravvedimento!
Soprattutto, se accadrà il miracolo, come tutti spe-
riamo, che il mare si ritiri, lui non dovrà essere più
quiii!!! E’ Dio che lo vuole!!! E noi dobbiamo
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