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                    Quando il mare arrivò a lambire la base della
                 scalinata della chiesa grande, che era situata nelle
                 vicinanze della passeggiata a mare, cominciò a
                 diffondersi il panico.

                    Il sindaco convocò un Consiglio straordinario,
                 aperto al pubblico, nella piazza del monumento ai
                 caduti e, dopo aver letto una relazione prolissa e
                 piena di termini tecnici che non riusciva a pronun-
                 ciare, s’impegnò a recarsi nella capitale dove un
                 ministro amico, tale Fanfarja, avrebbe affrontato il
                 problema in diretto collegamento con il governo
                 di una nazione anch’essa amica, che s’intendeva
                 dei problemi provocati dal riscaldamento della
                 terra.

                    Don Lupo, dentro di sé, pensava: «Lo credo
                 bene che se ne intende giacché li provoca, infi-
                 schiandosene bellamente dei vari trattati interna-
                 zionali per la riduzione delle emissioni in atmo-
                 sfera. Ed ora minaccia anche una guerra, in nome
                 della democrazia, mentre anche i sassi sanno che
                 quello che interessa è solo il petrolio di un paese
                 di poveretti che hanno già la disgrazia di essere
                 sotto il tallone di un tiranno». Era furibondo ma
                 cercava di trattenersi.

                    Tutta la popolazione del paese si trovava in
                 quella piazza.

                    Terminata la “relazione”, il sindaco diede la

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