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                                          IV

                    Il giovane studente-bagnino frequentava volen-
                 tieri il bar Trocadero perché era un posto speciale,
                 dove s’incontravano personaggi speciali. Uno di
                 questi era il Cipolla, così chiamato perché faceva
                 piangere le donne. Era un ferroviere, di quelli che
                 vagavano in quelle stazioncine semi abbandonate,
                 che venivano chiuse una dopo l’altra. Era come
                 una maledizione: lui arrivava e dopo un po’,
                 immancabilmente, la stazione veniva disabilitata.
                 Ora, che aveva trovato un po’ di quiete proprio in
                 quella del suo paese, si c’era messo di mezzo il
                 mare. Il Cipolla si occupava di treni e rotaie per
                 procurarsi la pagnotta ma i suoi interessi erano di
                 ben più “vasta portata”. Sembrava uscito da un
                 libro di Piero Chiara, anche se, forse, non aveva
                 mai letto un romanzo in vita sua. Era ormai un
                 uomo di mezza età, ma continuava a vivere come
                 uno di quei giovani vitelloni che aveva scoperto in
                 un memorabile film visto in gioventù. Il
                 soprannome se lo era conquistato sul campo: le
                 turiste arrivavano in treno e lui le abbordava
                 subito. Quando giungeva il momento di ripartire,
                 le povere ammaliate si scioglievano in lacrime e
                 lui dispensava fazzoletti con tanto d’iniziali, che

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